![Trattative di Pace a Gaza: Tra Speranze e Ostacoli 1 20240514 193323](https://masainews.it/wp-content/uploads/2024/05/20240514-193323.webp)
Gerusalemme: Tregua a Gaza, un’Illusione Fragile
Gerusalemme — Da oltre dodici anni, l’emiro del Qatar offre ospitalità ai leader di Hamas, ma ora è tempo di trasloco. È stato il segretario di Stato americano, Antony Blinken, a comunicare al premier qatariota, Mohammed bin Abdulrahman Al Thani, la necessità di prepararsi a questa eventualità. Gli Stati Uniti, che avevano chiesto al Qatar di accogliere i leader di Hamas nel 2012, ora spingono per un cambiamento.
L’obiettivo di Blinken è chiaro: esercitare pressioni su Hamas affinché accetti l’ultima proposta di tregua discussa in Egitto. La risposta negativa non è un’opzione accettabile. Attraverso i media sauditi, i jihadisti hanno fatto sapere di essere disposti a considerare un piano di tregua in tre fasi. La prima fase, della durata di sei settimane, prevede il rilascio di 33 ostaggi israeliani, tra cui donne, minori, anziani e malati.
Le Fasi del Piano di Tregua
Nei successivi passaggi, i soldati e gli uomini sotto i 50 anni verrebbero scambiati con detenuti palestinesi. Si vocifera che Israele potrebbe scarcerare Marwan Barghouti, condannato a cinque ergastoli. Tuttavia, Barghouti dovrebbe trasferirsi a Gaza, nonostante sia originario della Cisgiordania.
I rappresentanti di Hamas sono attualmente al Cairo, mentre il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha rinviato la partenza della delegazione guidata dal direttore del Mossad. Netanyahu ha anche lanciato due messaggi che sembrano ridurre le aspettative di una svolta nei negoziati: una ‘fonte politica di alto livello’ ha ribadito che l’esercito procederà con l’invasione di Rafah, e ha chiarito che Israele non può aderire a un cessate il fuoco permanente.
Incognite e Dubbi sul Futuro
Tzahi Hanegbi, consigliere per la Sicurezza Nazionale e fedelissimo del premier, ha ribadito che le truppe entreranno a Rafah ‘molto presto’ e che Yahya Sinwar, il pianificatore degli attacchi del 7 ottobre, ‘non resterà vivo’. Sinwar sembra avere l’ultima parola sul possibile accordo, e ci sono speculazioni che i segnali ‘positivi’ potrebbero essere una tattica per guadagnare tempo.
Nel frattempo, i familiari degli ostaggi sentono la pressione del tempo. Le recenti manifestazioni a Tel Aviv hanno radunato migliaia di persone che chiedono la finalizzazione dell’accordo e le dimissioni del governo. Dopo la pausa nei combattimenti alla fine di novembre, ancora 133 ostaggi sono detenuti dai terroristi, e una trentina di loro è stata dichiarata morta dall’intelligence israeliana.
La Situazione Umanitaria a Gaza
Gli abitanti di Gaza sono in una situazione disperata. ‘La carestia sta per scoppiare ed è già in corso nel nord della Striscia’, denuncia Cindy McCain, direttrice del Programma Alimentare Mondiale. La costruzione del porto flottante, che avrebbe dovuto facilitare l’arrivo di aiuti, è stata sospesa a causa delle condizioni avverse del mare.
La situazione umanitaria a Gaza è critica: quasi 35 mila palestinesi sono stati uccisi in 211 giorni di guerra. La costruzione del pontile avrebbe permesso un afflusso maggiore di aiuti, ma le condizioni del mare hanno reso impossibile proseguire con il progetto. Gli abitanti della Striscia di Gaza stanno affrontando una crisi senza precedenti, con carenze alimentari gravi e una situazione sanitaria al collasso.
La Difficile Mediazione Internazionale
La comunità internazionale continua a cercare soluzioni per porre fine al conflitto, ma i progressi sono lenti e pieni di ostacoli. Le pressioni su Hamas e le risposte di Israele lasciano poco spazio all’ottimismo. Le negoziazioni, spesso mediate dall’Egitto, sono complicate da interessi contrastanti e dalla mancanza di fiducia reciproca tra le parti.
La presenza dei leader di Hamas in Qatar è stata vista come una possibilità di mantenere un canale di comunicazione aperto, ma ora questo canale sta per chiudersi. Gli americani hanno chiarito che è il momento di trovare una soluzione concreta e duratura. Tuttavia, la strada verso la pace è ancora lunga e irta di difficoltà.
Prospettive Future
Le famiglie degli ostaggi e gli abitanti di Gaza sperano in una risoluzione rapida del conflitto, ma le prospettive rimangono incerte. La pressione internazionale potrebbe giocare un ruolo cruciale nel determinare il corso degli eventi, ma è necessario un impegno concreto da entrambe le parti per raggiungere un accordo.
Nel frattempo, la situazione sul campo continua a deteriorarsi. Le operazioni militari israeliane e le risposte di Hamas stanno causando ulteriori sofferenze a una popolazione già provata. La comunità internazionale deve intensificare i suoi sforzi per trovare una soluzione pacifica e duratura al conflitto, garantendo al contempo l’accesso agli aiuti umanitari per la popolazione di Gaza.