Sciences Po: Tensione Crescente tra Studenti e Polizia
La celebre università parigina Sciences Po è nuovamente teatro di tensioni tra studenti e forze dell’ordine. La mattina dell’11 maggio, la polizia antisommossa francese ha sgomberato con la forza un gruppo di studenti pro-Palestina che occupavano l’istituto da un giorno. Il bilancio dell’operazione parla di 91 studenti evacuati ‘senza incidenti’, secondo quanto comunicato dalla questura di Parigi.
La ministra dell’istruzione superiore, Sylvie Retailleau, ha chiesto ai presidenti delle università di garantire il ‘mantenimento dell’ordine’ utilizzando ‘la massima estensione dei poteri’ a loro disposizione.
Una Nuova Occupazione
La nuova occupazione degli studenti è iniziata dopo un incontro tenutosi il 2 maggio tra l’amministrazione dell’ateneo e il corpo studentesco. La convocazione di questa assemblea era stata una delle richieste degli studenti durante i primi giorni di occupazione, accettata dall’amministrazione in quella che gli studenti avevano visto come una parziale vittoria e un segno di apertura al dialogo.
‘Purtroppo l’assemblea è stata una farsa,’ racconta Pierre (nome di fantasia), uno studente di Sciences Po che da mesi partecipa alle mobilitazioni del Comitato di Solidarietà per la Palestina. ‘Doveva essere l’occasione per l’amministrazione e la comunità di Sciences Po di discutere insieme sulle nostre richieste e sulla risposta di Sciences Po alla situazione in Palestina. Invece, la postura dell’amministrazione è stata quella di una totale indisponibilità ad ascoltarci o aprire ulteriormente un dialogo.’
Richieste e Delusioni
Tra le principali richieste del Comitato di Solidarietà per la Palestina, vi era la creazione di un comitato investigativo sui partenariati tra Sciences Po e le università israeliane. Tuttavia, il direttore ad interim Jean Bassères ha ribadito che non ci sarebbe stata alcuna apertura su questa questione.
‘Eravamo estremamente delusi della situazione e abbiamo deciso di occupare nuovamente l’università per rilanciare le nostre richieste,’ continua Pierre. Oltre un centinaio di studenti ha quindi passato la notte nella storica sede dell’ateneo. ‘Eravamo molti di più della settimana scorsa,’ racconta ancora Pierre. ‘Ci siamo svegliati con la notizia che la polizia aveva cominciato ad arrivare fuori dall’università: l’amministrazione ci ha dato un ultimatum. Se nel giro di venti minuti non avessimo accettato di smobilitare e rinunciare a qualsiasi forma di mobilitazione per il resto dell’anno, avrebbero fatto entrare la polizia.’
Intervento della Polizia
Verso le 11 di mattina, per la seconda volta in poco più di una settimana, la polizia ha fatto irruzione a Sciences Po. ‘Una parte di noi ha deciso di uscire in gruppo prima dell’ingresso della polizia, un’altra parte di noi si è seduta nella hall, continuando la protesta in maniera pacifica, incrociando le braccia e aspettando la polizia,’ racconta Pierre. L’amministrazione ha poi chiuso l’accesso al campus. Sgombrata a forza e chiusa anche Sciences Po a Lione. Mobilitazioni sono avvenute anche a Lille e Saint-Etienne.
Un Contesto di Crescente Protesta
Negli ultimi mesi, le proteste degli studenti contro la situazione a Gaza sono diventate sempre più numerose e partecipate, sia negli Stati Uniti che in Europa. In Francia, molte università sono state teatro di proteste e occupazioni, oltre a Sciences Po anche la Sorbona di Parigi. La maggior parte di queste mobilitazioni sono state sgomberate tempestivamente dalla polizia.
‘È una situazione senza precedenti: dopo qualche ora in cui gli studenti non cedono a tutte le richieste dell’università, arrivano le forze dell’ordine,’ dice Pierre. ‘A Sciences Po questa cosa non era mai successa, ma da quando si è cominciato a parlare di Palestina è successo due volte in due settimane.’ Nel pomeriggio, una manifestazione a Place du Panthéon è stata convocata da diversi sindacati studenteschi.
Una Reazione Dura
Questa serie di sgomberi e la chiusura delle università sollevano interrogativi sulla gestione delle proteste studentesche in Francia. Gli studenti denunciano una ‘reazione dura’ da parte delle autorità e dell’amministrazione universitaria, che sembra voler stroncare sul nascere qualsiasi forma di dissenso.
Il caso di Sciences Po rappresenta un esempio emblematico di come la questione palestinese abbia catalizzato l’attenzione e l’indignazione di una parte significativa della popolazione studentesca, spingendola a mobilitarsi in modo deciso e continuo.
Il Futuro delle Mobilitazioni
Con l’intervento della polizia e la chiusura dei campus, resta da vedere come evolveranno le mobilitazioni nelle prossime settimane. Gli studenti sembrano determinati a continuare la loro lotta, nonostante le difficoltà e le repressioni. ‘Non ci fermeremo qui,’ afferma Pierre. ‘Continueremo a fare sentire la nostra voce e a lottare per ciò in cui crediamo.’