Giustizia, la Riforma delle Carriere: Un Viaggio Lungo Decenni
A Bettino Craxi piaceva, eccome. I Radicali l’hanno sottoposta agli italiani con un referendum. Per Silvio Berlusconi era l’eredità che avrebbe voluto lasciare al Paese. E pure la Bicamerale di Massimo D’Alema l’aveva tra i suoi punti qualificanti. Quella della riforma della giustizia, e in particolare della separazione delle carriere dei magistrati, è una storia lunga più di trent’anni.
Un lungo e affannoso viaggio intrapreso anche dal governo di Giorgia Meloni che, forte di un accordo politico in maggioranza, di un ex giudice come Carlo Nordio a via XX Settembre e di una parte dell’opposizione più o meno sulla stessa linea d’onda (Azione e Italia Viva), sembra considerare la riforma dell’ordinamento giudiziario realmente realizzabile.
La Strategia del Governo
Tenendo fede al programma elettorale di Forza Italia e soprattutto all’ambizione azzurra di farne bandiera verso il voto europeo, il governo intende portare il testo in Consiglio dei ministri sotto forma di Ddl costituzionale entro maggio. Il progetto prevede l’istituzione di due Csm e quella di un’Alta Corte con membri sorteggiati che si occuperà di giudicare sia i magistrati giudicanti che requirenti.
Non si esclude neppure una riflessione sull’esercizio dell’azione penale e della sua discrezionalità con l’obiettivo di riformare l’articolo 112 della Costituzione, dove è prevista l’obbligatorietà, per attuare pienamente il sistema accusatorio.
Le Sfide dell’Equilibrio
L’equilibrio è però difficile da centrare. Nordio resta alla ricerca della formula più adatta per provare ad aggirare le sabbie mobili in cui in passato si è trasformato il dibattito sulle porte girevoli tra giudici e pm. D’altro canto è stato proprio l’attuale guardasigilli, nel libro scritto con Giuliano Pisapia, a dettare la necessità di «dialogare in punta di fioretto» piuttosto che «entrare con la clava nella cristalleria».
Un approccio che, almeno in parte, sembra funzionare a giudicare dalle dichiarazioni del presidente dell’Anm Giuseppe Santalucia. Il magistrato ha auspicato «un confronto con il ministro Nordio sulla riforma della giustizia, almeno prima che diventi legge, per un contributo tecnico. Scelga lui se prima o dopo il Cdm». Una piccola apertura che potrebbe preannunciare l’ennesimo scontro.
Il Confronto con l’Anm
Nel governo il dialogo è considerato benefico, a patto che non si trasformi nel tentativo di impallinare la riforma. La strategia è quella di non correre troppo. Si guarda con interesse alla prossima settimana: dal 10 al 12 maggio l’Associazione nazionale magistrati si riunirà in congresso. Se gli attacchi arriveranno con forza, sarà il segno che una collaborazione non è possibile.
Presto quindi per cantare vittoria. A spiegarlo è Gian Domenico Caiazza, capolista alle Europee per la lista Stati Uniti d’Europa ed ex presidente dell’Unione camere penali. «L’annuncio del varo della riforma costituzionale della separazione delle carriere sarà, ad occhio e croce, il quindicesimo dall’inizio della legislatura» ha sottolineato. «Due sole domande. La prima: come mai non c’è ancora un testo scritto?»
Dubbi e Critiche
Seconda domanda: «si tratta di una riforma costituzionale», come il premierato, «quando pensate di farla? Prima, dopo, contemporaneamente?» Dubbi a cui si accoda una grossa fetta dell’opposizione “dialogante” con il governo sul punto. «La riforma della giustizia non si farà mai con questo governo – ha tuonato il leader di Iv Matteo Renzi – Il ministro Nordio è una persona perbene ma dopo due anni continua a fare chiacchiericcio, non abbiamo visto niente».
I Precedenti Storici
Certo, ora sembra lontanissimo quel «resistere, resistere, resistere, come sulla linea del Piave» scandito nel 2022 all’apertura dell’anno giudiziario dal procuratore generale Francesco Saverio Borrelli, capo del pool di Mani Pulite. Ma il sospetto che anche questo tentativo possa finire immolato sull’altare dell’opportunità politica è legato alla storia stessa della riforma.
Tralasciando le lunghe discussioni post Tangentopoli, da lì in poi i buchi nell’acqua sono diventati una lunga sequenza. La riforma Castelli del 2002 inizia l’iter parlamentare anche per la separazione delle carriere, ma dopo lo stop del presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, che la rinvia alle Camere a causa alcuni profili di incostituzionalità, esce da Montecitorio nel 2004 senza centrare l’obiettivo.
Un Percorso Torto e Complesso
Tralasciando le lunghe discussioni post Tangentopoli, da lì in poi i buchi nell’acqua sono diventati una lunga sequenza. La riforma Castelli del 2002 inizia l’iter parlamentare anche per la separazione delle carriere, ma dopo lo stop del presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, che la rinvia alle Camere a causa alcuni profili di incostituzionalità, esce da Montecitorio nel 2004 senza centrare l’obiettivo.