La crisi a Gaza: uno spiraglio di tregua
Gaza – La situazione nella Striscia di Gaza rimane estremamente tesa, con la possibilità di una tregua che sembra sempre più remota. L’emiro del Qatar, che da dodici anni ospita i leader di Hamas, ha recentemente avvertito l’organizzazione di prepararsi al trasloco. Questo messaggio è stato trasmesso dal segretario di Stato americano, Antony Blinken, al premier del Qatar Mohammed bin Abdulrahman Al Thani, con l’obiettivo di esercitare pressioni su Hamas affinché accetti l’ultima proposta di tregua.
Le pressioni internazionali e le risposte di Hamas
Il Qatar ha ricevuto un chiaro messaggio dagli Stati Uniti: una risposta negativa da parte di Hamas non è accettabile. Attraverso i media sauditi, i jihadisti hanno lasciato intendere di essere disposti a procedere con il piano di tregua. Nei passaggi successivi, i soldati e gli uomini con meno di 50 anni verrebbero scambiati con altri detenuti palestinesi.
Le dichiarazioni di Netanyahu e le aspettative
Netanyahu ha lasciato trapelare due messaggi chiave che mirano a ridurre le aspettative di una svolta nei negoziati. Una “fonte politica di alto livello” ha ribadito che l’esercito israeliano procederà con l’invasione di Rafah, una città strategica nel sud della Striscia di Gaza. La stessa fonte ha spiegato che per Israele non è possibile aderire a un cessate il fuoco permanente.
Le proteste e le richieste di dimissioni
Nel frattempo, i familiari degli ostaggi israeliani stanno diventando sempre più impazienti. Ieri sera, migliaia di persone hanno manifestato a Tel Aviv, chiedendo che l’accordo di tregua venga finalizzato e invocando le dimissioni del governo. Dopo la pausa nei combattimenti alla fine dello scorso novembre, ancora 133 ostaggi sono tenuti prigionieri da Hamas, e l’intelligence israeliana ha dichiarato che una trentina di essi sono morti.
La situazione umanitaria a Gaza
Il porto flottante avrebbe dovuto permettere un afflusso maggiore di aiuti umanitari nella parte più colpita della Striscia di Gaza. Tuttavia, con quasi 35 mila palestinesi uccisi in 211 giorni di guerra, la situazione umanitaria rimane disperata.