Sciences Po Parigi: nuova occupazione e immediato sgombero da parte della polizia
La tensione è tornata a salire nelle vie di Parigi, presso l’istituto di studi politici Sciences Po, dove un nuovo atto di protesta da parte degli studenti pro-Palestina è stato prontamente interrotto dalle forze dell’ordine. Nella mattina, la polizia ha sgomberato gli studenti che occupavano l’università, segnando un episodio di confronto diretto tra le istanze studentesche e le autorità. La ministra dell’istruzione superiore, Sylvie Retailleau, ha invocato un uso pieno dei poteri disponibili ai presidenti universitari per assicurare l’ordine, in un contesto di crescente mobilitazione.
Il nucleo della contestazione si è acceso intorno a richieste specifiche formulate da un gruppo di studenti, riuniti nel Comitato di Solidarietà per la Palestina, che lamentano una mancanza di dialogo aperto con l’amministrazione dell’università. Questi studenti, tra cui Pierre, un nome di fantasia usato per preservare l’anonimato, denunciano l’intransigenza dell’amministrazione di Sciences Po riguardo la loro richiesta di indagare sui partenariati dell’istituto con le università israeliane.
Un dialogo interrotto e la decisione dell’occupazione
La decisione di occupare nuovamente l’università è stata presa in seguito a un’assemblea che, secondo gli studenti, non ha soddisfatto le aspettative di dialogo e confronto. «Eravamo molti di più della settimana scorsa», ha affermato Pierre, evidenziando la determinazione del gruppo di studenti di portare avanti le loro istanze nonostante la minaccia di un intervento della polizia annunciato dall’amministrazione.
L’intervento delle forze dell’ordine non si è fatto attendere: verso le 11 del mattino, la polizia ha fatto irruzione nell’istituto per la seconda volta in poco più di una settimana, segnando un ulteriore momento di scontro. Una parte degli studenti ha scelto di uscire pacificamente prima dell’arrivo degli agenti, mentre altri hanno continuato a protestare, seduti nella hall con le braccia incrociate, in una forma di resistenza non violenta. L’accesso al campus è stato in seguito bloccato, con l’amministrazione che ha optato per una chiusura temporanea dell’istituto.
Un fenomeno che va oltre i confini di Sciences Po
Le proteste a Sciences Po si inseriscono in un contesto più ampio di mobilitazioni studentesche che hanno interessato diverse università in Francia e all’estero, in risposta agli eventi recenti a Gaza. La rapidità con cui le autorità hanno scelto di sgomberare le occupazioni ha sottolineato la tensione tra le esigenze di sicurezza e il diritto di protesta degli studenti. «È una situazione senza precedenti», afferma Pierre, sottolineando come l’attenzione verso la questione palestinese abbia intensificato le reazioni istituzionali.
Molte delle mobilitazioni, compresa quella a Sciences Po, sono state caratterizzate da un’immediata risposta delle forze dell’ordine, dimostrando una volontà delle autorità di mantenere un controllo stretto sugli spazi universitari. Questa politica di tolleranza zero verso le occupazioni studentesche ha sollevato interrogativi sui limiti del diritto di manifestazione e sulla libertà di espressione accademica, in un momento di forte polarizzazione politica e sociale.
Il fenomeno delle proteste universitarie, dunque, si conferma come specchio di tensioni più ampie che travalicano i confini degli atenei, mettendo in luce le sfide di un dialogo sempre più frammentato tra giovani, istituzioni educative e autorità governative. La situazione a Sciences Po, con il suo susseguirsi di occupazioni e sgomberi, rappresenta un capitolo emblematico di questa dinamica, riflettendo le complessità di un confronto aperto su temi di rilevanza globale come il conflitto israelo-palestinese.
La risposta dell’amministrazione di Sciences Po alle richieste degli studenti e l’uso della forza da parte delle autorità per garantire l’ordine sollevano questioni importanti sullo spazio che le università offrono al dibattito critico e alla partecipazione attiva degli studenti nella vita accademica. Questi eventi, inoltre, mettono in evidenza la crescente polarizzazione intorno alla questione palestinese, diventata un terreno di scontro simbolico anche all’interno delle istituzioni educative europee.