Sgombero forzato a Sciences Po: la protesta per la Palestina incontra la resistenza delle autorità
La polizia francese ha sgomberato con la forza gli studenti pro-Palestina che occupavano l’università Sciences Po a Parigi, segnando un nuovo capitolo nelle tensioni tra le autorità accademiche e il corpo studentesco. L’intervento, avvenuto nella mattinata, ha visto l’evacuazione di 91 studenti ‘senza incidenti’, come comunicato dalla questura di Parigi. L’azione delle forze dell’ordine arriva in un momento di crescente mobilitazione studentesca a sostegno della causa palestinese, sollevando questioni sul diritto di protesta e sulla libertà di espressione all’interno degli spazi accademici.
La nuova occupazione era scaturita dopo un incontro dell’amministrazione di Sciences Po con gli studenti, una riunione che ha deluso le aspettative di dialogo. ‘Purtroppo l’assemblea è stata una farsa’, ha dichiarato uno studente, sottolineando l’indisponibilità dell’amministrazione ad aprire un vero dialogo su temi sensibili come i partenariati dell’università con istituzioni israeliane. Di fronte a questa chiusura, gli studenti hanno deciso di occupare nuovamente l’ateneo per far valere le loro richieste.
La risposta dell’amministrazione e l’intervento della polizia
La tensione è culminata con l’arrivo della polizia, anticipato da un ultimatum dell’amministrazione agli studenti. Mentre alcuni hanno scelto di abbandonare pacificamente l’occupazione, altri hanno persistito, adottando forme di protesta non violente. Questo episodio non è isolato ma si inserisce in un contesto più ampio di mobilitazioni studentesche che hanno visto, nelle scorse settimane, università come la Sorbona diventare teatro di proteste e occupazioni, spesso concluse con l’intervento delle forze dell’ordine.
Le azioni di protesta, che hanno coinvolto anche altri atenei francesi e si sono estese a livello internazionale, riflettono una crescente preoccupazione per la situazione in Palestina e sollevano interrogativi sul ruolo delle università nel sostegno o nella denuncia di politiche e pratiche controverse. La ministra dell’istruzione superiore, Sylvie Retailleau, ha esortato le università alla fermezza per garantire l’ordine, invocando l’uso ‘della massima estensione dei poteri’ a disposizione.
Un contesto di mobilitazione globale e di tensioni locali
L’escalation a Sciences Po non è un caso isolato ma si inserisce in una dinamica globale di solidarietà verso la causa palestinese, che ha visto studenti in diverse parti del mondo organizzarsi in manifestazioni e proteste. Il confronto tra studenti e autorità accademiche, in questo caso, evidenzia una frattura nella comunicazione e nella gestione dei conflitti interni alle istituzioni educative, sollevando domande sulla capacità di queste ultime di essere spazi di dialogo aperto e costruttivo.
La reazione degli studenti di Sciences Po, così come quelle in altri atenei, riflette un impegno attivo nella politica internazionale e un desiderio di partecipazione che va oltre il contesto puramente accademico. La determinazione nel voler portare avanti tematiche di giustizia globale, anche a costo di fronteggiare l’opposizione delle proprie università, segnala un cambiamento nel modo in cui le nuove generazioni si rapportano alle istituzioni e alla politica. La situazione a Sciences Po, dunque, è emblematica di un fenomeno più ampio, che vede gli studenti non solo come soggetti passivi di educazione ma come attori attivi e critici del loro tempo.
Nel pomeriggio, la protesta si è spostata a Place du Panthéon, dove diversi sindacati studenteschi hanno chiamato a raccolta, dimostrando che la volontà di lotta e la solidarietà verso la Palestina continuano a essere temi fortemente sentiti dalla comunità studentesca. Questa mobilitazione, che ha attraversato non solo la Francia ma anche altre parti del mondo, pone in evidenza l’importanza delle università come luoghi di dibattito critico e di impegno civile, sottolineando al contempo le sfide che istituzioni, studenti e società devono affrontare nel gestire le divergenze di opinione su questioni di rilevanza globale.