Proteste a Venezia contro il nuovo ticket d’accesso: cittadini in rivolta
Nel cuore di Venezia, il 25 aprile si è trasformato in una giornata di protesta contro l’introduzione del ticket d’accesso alla città. Circa ottocento manifestanti hanno preso parte a una marcia che ha simbolicamente unito la celebrazione della Liberazione alla lotta per la libertà di movimento, ora percepita come minacciata. La decisione del Comune, guidato dal sindaco Luigi Brugnaro, di imporre una tassa d’ingresso di cinque euro per accedere alla città lagunare ha scatenato un’ondata di malcontento tra i residenti, che vedono in questa misura un’inaccettabile limitazione dei propri diritti.
Le voci dei partecipanti al corteo erano chiare: “Non più Venezia, ma il Grande Fratello”, hanno dichiarato, facendo riferimento alle settecento telecamere installate e ai totem d’ingresso che consentono un controllo capillare dei movimenti. Questo sistema di sorveglianza, secondo gli abitanti, trasforma la città in un’area sotto costante osservazione, minando la libertà personale garantita dalla Costituzione.
Un’espressione di sarcasmo e resistenza
La protesta non ha solo avuto toni di denuncia, ma anche di sarcasmo. I manifestanti, tra cui giovani attivisti e studenti, hanno distribuito volantini con la scritta “Welcome to Veniceland”, parodiando le avvertenze tipiche dei parchi di divertimento e sottolineando l’artificialità con cui si sta trattando la città e i suoi residenti. La richiesta è chiara: Venezia deve rimanere una città vivibile, con servizi e abitazioni adeguati per chi la abita, non un parco tematico per turisti.
Le reazioni alla nuova tassa non sono state tutte negative. Alcuni turisti, informati dai manifestanti sulla possibilità di rifiutare il pagamento, hanno espresso solidarietà alla causa, riconoscendo l’importanza di preservare la libertà di movimento e accesso alla città. Questi scambi hanno rafforzato il senso di comunità tra residenti e visitatori consapevoli.
La battaglia legale in arrivo
I gruppi di opposizione al ticket d’ingresso stanno organizzando una resistenza legale. Avvocati e attivisti come Ruggero Tallon e Michele Boato hanno annunciato l’intenzione di impugnare la legittimità del regolamento, sottolineando come esso possa violare i diritti fondamentali alla privacy e alla libera circolazione. La volontà di fare ricorso al TAR e di presentare esposti alla Procura della Repubblica dimostra la determinazione a combattere questa misura su più fronti.
La critica principale riguarda la percezione che la tassa non sia una soluzione efficace al problema del sovraffollamento turistico, ma piuttosto un ostacolo per i cittadini e un’ulteriore complicazione per gli anziani e chi non ha facile accesso alla tecnologia.
Il sindaco Brugnaro difende il ticket
Nonostante le accese proteste, il sindaco Luigi Brugnaro ha difeso con fermezza l’introduzione del ticket, descrivendolo come un “successone”. Secondo il sindaco, la nuova tassa rappresenterebbe uno strumento efficace per gestire i flussi turistici e migliorare i servizi offerti ai cittadini. Brugnaro ha inoltre attribuito la mancata regolamentazione del turismo in passato a una mancanza di volontà politica, puntando il dito contro le precedenti amministrazioni.
Il primo giorno di applicazione del ticket ha visto una notevole partecipazione, con 110mila presenze registrate in città, di cui 15mila turisti che hanno accettato di pagare il contributo. Questi numeri indicano una certa compliance da parte dei visitatori, che, dotati di pass o avendo già effettuato il pagamento, si sono diretti verso le principali attrazioni della città. Tuttavia, le lunghe code e la necessità di mostrare il cellulare per accedere alle varie aree hanno sollevato questioni sull’impatto a lungo termine di questa misura sulla vivibilità e sull’esperienza turistica a Venezia.
La situazione a Venezia rimane tesa, con una comunità divisa tra chi vede nel ticket d’accesso un necessario male per preservare la città e chi lo considera un attacco diretto ai diritti dei cittadini e alla storica apertura della Serenissima. La controversia sul ticket d’accesso non è solo una questione locale, ma solleva interrogativi più ampi sulla gestione del turismo di massa, sulla privacy e sulla libertà di movimento in contesti urbani unici e fragili come Venezia.