Il dibattito sulla fine del numero chiuso in Medicina agita il panorama italiano
La commissione Istruzione al Senato ha approvato una riforma che potrebbe segnare la fine del numero chiuso per i corsi di laurea in Medicina, Odontoiatria e Medicina veterinaria. La proposta, accolta con favore da molti, prevede l’iscrizione libera al primo semestre, con l’ammissione al secondo legata al superamento degli esami. Luca Zaia, presidente della Regione Veneto, ha espresso entusiasmo per la novità, sottolineando la grave carenza di medici in Italia e, in particolare, nel Veneto.
Il nuovo sistema, che dovrebbe entrare in vigore dall’anno accademico 2025/2026, mira a selezionare gli studenti basandosi sulle loro capacità e conoscenze acquisite durante il corso di studi. Questo metodo sostituirà il tradizionale test a crocette, spesso oggetto di critiche per la sua efficacia nella selezione dei futuri professionisti del settore sanitario.
Le reazioni del mondo accademico e politico
Il ministro Anna Maria Bernini ha manifestato ottimismo verso la riforma, evidenziando la possibilità di formare un numero maggiore di medici nei prossimi anni. La convergenza di opinioni tra le varie forze politiche sembra suggerire un ampio sostegno alla proposta, nonostante alcune perplessità espresse dal Partito Democratico riguardo ai criteri di ammissione al secondo anno di corsi.
D’altra parte, il settore sanitario mostra segnali di disaccordo. Il presidente della Federazione degli Ordini dei Medici, Filippo Anelli, ha espresso una netta opposizione alla riforma, preoccupato per le possibili conseguenze negative sulla professione e sul sistema sanitario pubblico. Anche il sindacato Anaao-Assomed, tramite Pierino Di Silverio, ha promesso di mobilitarsi contro l’approvazione definitiva della riforma.
Un futuro incerto per la formazione medica in Italia
La riforma proposta solleva questioni fondamentali riguardanti non solo il metodo di selezione degli studenti di Medicina ma anche la capacità del sistema universitario e sanitario di adattarsi a possibili aumenti del numero di laureati. Mentre alcuni vedono nell’abolizione del numero chiuso un’opportunità per colmare il deficit di medici in Italia, altri temono che possa portare a una sovrapproduzione di laureati senza garanzie di impiego nel settore.
Il dibattito in corso riflette la complessità delle sfide che il sistema educativo e sanitario italiano dovrà affrontare nei prossimi anni. Mentre la riforma promette di aprire nuove porte a migliaia di aspiranti medici, la sua implementazione efficace richiederà un attento bilanciamento tra le esigenze formative, le capacità ricettive delle università e le reali opportunità di inserimento professionale nel settore sanitario.
Le prove selettive di quest’anno rimangono confermate, ma il futuro del sistema di formazione medica in Italia appare oggi più incerto che mai. La discussione sulla riforma, ancora in corso, potrebbe definire un nuovo corso per l’accesso alle professioni sanitarie, con implicazioni profonde per studenti, università e tutto il sistema sanitario nazionale.