Il 25 aprile, anniversario della Liberazione d’Italia dal nazifascismo, si preannuncia quest’anno un evento di particolare tensione, con la comunità ebraica al centro di controversie che rischiano di minare lo spirito unitario della celebrazione. La presenza della Brigata Ebraica, simbolo storico del contributo ebraico alla lotta partigiana, diventa motivo di discordia in un contesto politico e sociale sempre più polarizzato.
Il contesto della polemica
Il dibattito si accende quando alcuni settori del movimento antifascista annunciano la loro opposizione alla partecipazione della Brigata Ebraica ai tradizionali cortei commemorativi, adducendo motivazioni anti-sioniste legate alla situazione in Palestina. Manifesti provocatori appaiono a Roma e Milano, e il Movimento degli studenti palestinesi fa sapere che sarà presente a Porta San Paolo, luogo emblematico della Resistenza romana, per esprimere il proprio dissenso.
La presidentessa dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, Noemi Di Segni, esprime una posizione di ferma determinazione: ‘Non abbiamo intenzione di discutere con nessuno,’ dichiara, sottolineando l’importanza della partecipazione della comunità ebraica come atto di ricordo e rispetto. La decisione di procedere con la commemorazione, nonostante le tensioni, evidenzia una volontà di non cedere di fronte alle intimidazioni.
Le reazioni istituzionali e la sicurezza
Le autorità rispondono all’escalation della tensione convocando incontri per la sicurezza e assicurando un dialogo costante con le organizzazioni ebraiche. La presenza di un doppio cordone di sicurezza intorno ai partecipanti ebrei è uno dei provvedimenti previsti per garantire che la giornata si svolga senza incidenti.
Alcuni esponenti politici e rappresentanti delle comunità ebraiche esprimono profonda preoccupazione per il clima di ostilità. Emanuele Fiano, ex deputato dem e figura di raccordo tra la politica e le comunità ebraiche, ammette che la preoccupazione per il 25 aprile è ‘altissima’, un sentimento condiviso da Walker Meghnagi, presidente della Comunità ebraica milanese, che decide di non partecipare a nessun corteo.
La critica all’anti-sionismo, inteso come pregiudizio antisemita, viene enfatizzata da Iuri Maria Prado, rappresentante dell’associazione 7 Ottobre, che mette in guardia contro i rischi di una narrazione distorta e pericolosa.
Solidarietà e condanna dell’antisemitismo
Nel tumulto delle reazioni, emerge anche un forte sentimento di solidarietà verso la comunità ebraica. Figure politiche come Maurizio Gasparri, presidente dei senatori di Forza Italia, e Carlo Calenda, leader di Azione, esprimono il loro sostegno, sottolineando l’inaccettabilità di qualsiasi forma di antisemitismo in una giornata dedicata alla memoria della lotta contro il fascismo.
Chicco Testa, presidente di Assoambiente, attraverso un messaggio su X (ex Twitter), denuncia l’atteggiamento di chi cerca di escludere la Brigata Ebraica dalla commemorazione, definendo tali azioni come fasciste. Questa presa di posizione si aggiunge al coro di voci che rifiutano la deriva di intolleranza e pregiudizio.
Riflessioni sul significato della Liberazione
La controversia attorno alla partecipazione della Brigata Ebraica ai cortei del 25 aprile solleva questioni profonde sul significato della Liberazione e sulla memoria storica. La Liberazione, come evento fondante della Repubblica Italiana, simboleggia la vittoria sui regimi totalitari e l’affermazione dei valori di libertà e democrazia. La presenza della comunità ebraica in queste celebrazioni non solo ricorda il loro contributo indispensabile alla lotta partigiana ma rappresenta anche un monito contro l’oblio e la ripetizione degli errori del passato.
In questo contesto di tensione e polemica, emerge la necessità di riaffermare i principi di inclusione e rispetto reciproco, fondamenti su cui si costruisce la memoria collettiva di un Paese. La celebrazione del 25 aprile, al di là delle divisioni momentanee, rimane un momento di riflessione condivisa sulla storia, sull’identità nazionale e sui valori di giustizia e libertà che continuano a guidare la società italiana.