Il Parlamento Britannico Approva la Legge sul Trasferimento dei Richiedenti Asilo in Ruanda
Dopo mesi di dibattiti e polemiche, il Parlamento britannico ha dato il via libera definitivo alla legge sul trasferimento dei richiedenti asilo in Ruanda, nonostante le numerose critiche e le preoccupazioni sollevate in merito alle potenziali violazioni dei diritti umani. La legge, che ora attende solo la promulgazione da parte del Re Carlo III, prevede il trasferimento nel paese africano di coloro che sono arrivati nel Regno Unito attraversando il canale della Manica ‘illegalmente’.
La decisione arriva al termine di un lungo periodo di stallo, durato circa quattro mesi, causato dall’ostruzionismo della Camera dei Lord, preoccupata per le implicazioni legate ai diritti umani e al diritto internazionale. Tuttavia, lunedì sera, dopo una lunga sessione di dibattiti, entrambe le camere hanno raggiunto un accordo, superando gli ultimi ostacoli all’approvazione del disegno di legge.
Un Piano Controverso al Centro del Governo Sunak
Il piano di trasferimento dei richiedenti asilo rappresenta una delle proposte chiave del governo conservatore guidato da Rishi Sunak, nonostante le critiche sulla sua fattibilità e legalità. Secondo il governo, il trasferimento in Ruanda, considerato un «paese sicuro» secondo i criteri del diritto internazionale, servirà a esaminare le richieste di asilo di circa 52mila persone che sono entrate nel Regno Unito dal gennaio 2022. Coloro le cui richieste verranno accettate potranno restare in Ruanda, ma non far ritorno nel Regno Unito, mentre chi verrà respinto potrà essere espulso verso un altro «paese sicuro».
Nonostante l’intenzione del governo di attuare il piano entro maggio, diversi rinvii e la resistenza incontrata soprattutto nella Camera dei Lord hanno posticipato le prime espulsioni, ora previste non prima di luglio. Il governo britannico aveva già stipulato un accordo con il Ruanda, versando 160 milioni di euro, ma la Corte europea dei diritti dell’uomo aveva bloccato il primo volo di trasferimento, sollevando preoccupazioni per la sicurezza dei richiedenti asilo una volta arrivati nel paese africano.
Le Preoccupazioni per i Diritti Umani e le Critiche al Piano
La legge ha sollevato un acceso dibattito sul rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali, con la Corte Suprema britannica che, a novembre 2023, aveva giudicato il Ruanda non un ‘paese sicuro’ per i trasferimenti. Questo verdetto ha messo in luce i rischi di trattamenti disumani nei paesi d’origine dei richiedenti asilo, in caso di rimpatrio, ponendo seri interrogativi sulla conformità della legge con la Convenzione europea per i diritti dell’uomo.
Il governo ha tuttavia proceduto, presentando una versione modificata della legge che definiva il Ruanda un «paese sicuro» e cercava di affrontare le obiezioni sollevate dai tribunali. La Camera dei Lord, tradizionalmente più attenta alle questioni legali e ai diritti umani, ha espresso forti riserve, proponendo emendamenti per inserire maggiori garanzie, che tuttavia sono stati respinti dalla Camera dei Comuni.
Il Costo Economico e l’Effettività del Piano
Al di là delle preoccupazioni etiche e legali, il piano ha suscitato critiche anche per il suo impatto economico. Secondo il National Audit Office, l’ente britannico indipendente di controllo della spesa pubblica, il Regno Unito ha già investito 220 milioni di sterline nel progetto, con una stima che potrebbe raggiungere i 370 milioni nei prossimi cinque anni. La spesa pro capite per il trasferimento di ogni richiedente asilo è stata calcolata in quasi 200mila euro, un costo significativamente superiore rispetto alle spese per l’accoglienza nel Regno Unito.
Nonostante il governo sostenga che il piano servirà da deterrente per gli arrivi ‘illegali’, molti esperti dubitano della sua efficacia in questo senso, ritenendolo non solo dispendioso ma anche inefficace nel ridurre il numero di attraversamenti del canale della Manica. La controversia attorno a questo disegno di legge, dunque, continua a riflettere le tensioni tra la necessità di controllare l’immigrazione e l’impegno a proteggere i diritti umani e le libertà fondamentali, in un contesto politico e sociale sempre più polarizzato.