Presidio di "Non una di meno" contro l’ingresso degli antiabortisti nei consultori
Un vivace sit-in ha animato l’atmosfera davanti a Palazzo Madama, simbolo delle istituzioni democratiche italiane. Al centro della protesta, organizzata dal movimento "Non una di meno", vi è una vibrante denuncia contro quello che viene percepito come un attacco diretto ai diritti delle donne da parte dell’attuale governo. Le dichiarazioni rilasciate da Marilena Grassadonia, responsabile diritti e libertà della segreteria di Sinistra Italiana, durante la manifestazione, hanno riacceso il dibattito su un tema di bruciante attualità: l’interruzione volontaria di gravidanza.
"C’è un attacco sui corpi delle donne, c’è un attacco dei diritti delle donne da parte di questo governo. Il diritto dell’interruzione volontaria di gravidanza è un diritto sacrosanto e che va agito, ogni donna deve poter accedere all’interruzione volontaria di gravidanza perché lo ha scelto, qualunque sia il motivo", ha affermato con fermezza Grassadonia. Queste parole non solo ribadiscono il diritto all’autodeterminazione femminile ma invitano anche a una riflessione più ampia sul ruolo dello Stato nei confronti delle scelte personali e intime delle cittadine.
La polemica sulla posizione del governo e le reazioni del movimento femminista
Il cuore della polemica riguarda l’accusa rivolta al governo di promuovere una politica percepita come regressiva e contraria ai progressi ottenuti in termini di diritti civili e libertà individuali, in particolare riguardo al tema dell’aborto. "Uno Stato laico e democratico dovrebbe solamente accompagnare le donne in questo percorso di profonda autodeterminazione", ha continuato Grassadonia, sottolineando la necessità di un supporto istituzionale privo di giudizi e imposizioni morali.
La manifestazione si è anche fatta eco di recenti dichiarazioni apparse sui media, definite "totalmente fuori di ogni logica, anacronistiche, fuori dal mondo reale", critiche che hanno alimentato ulteriormente il dibattito pubblico. Queste parole, definite come "parole di propaganda, ideologiche", secondo i partecipanti al sit-in, rappresentano un esempio lampante di come, a loro avviso, la discussione pubblica possa essere deviata da temi di fondamentale importanza per la società.
La difesa dei diritti delle donne e l’autodeterminazione
Il diritto all’interruzione volontaria di gravidanza è, per i partecipanti al presidio, un pilastro non negoziabile della libertà personale e dell’autodeterminazione femminile. Questa posizione si scontra frontalmente con le politiche che intendono introdurre limitazioni o barriere all’accesso ai servizi di aborto, interpretate come un tentativo di minare i diritti conquistati. Il movimento "Non una di meno", in questa ottica, si pone come baluardo di resistenza contro ciò che considera un’inaccettabile regressione sociale e culturale.
La protesta davanti a Palazzo Madama non si è limitata a un semplice atto di presenza fisica ma ha rappresentato un momento di forte mobilitazione sociale e di sensibilizzazione pubblica, volto a ricordare che la lotta per i diritti delle donne, in particolare quelli legati alla loro salute e alla loro libertà di scelta, è ancora lungi dall’essere conclusa.
L’appello al governo e alla società civile
L’appello lanciato dal sit-in di "Non una di meno" va oltre la critica al governo attuale. Chiede una riflessione profonda all’intera società civile sul tipo di supporto e sulle garanzie che lo Stato deve fornire alle sue cittadine, in modo che ogni donna possa effettivamente esercitare i propri diritti senza costrizioni né giudizi morali. Questo passaggio è fondamentale per garantire che l’Italia continui a essere un paese dove la libertà individuale e il rispetto per le scelte personali siano valori irrinunciabili.
La battaglia di "Non una di meno" e di altre realtà femministe per la difesa dei diritti delle donne, in particolare sul fronte dell’accesso all’aborto, si inserisce in un contesto più ampio di lotta per l’affermazione di una società più equa e inclusiva, dove ogni individuo possa vivere liberamente le proprie scelte senza subire pressioni o discriminazioni. La presenza di gruppi antiabortisti nei consultori, secondo i manifestanti, rappresenta un serio passo indietro in questa direzione, motivo per cui la loro voce continuerà a farsi sentire, in difesa di principi di autonomia e libertà.