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Il mercato del lavoro italiano registra un record storico ma con segnali di rallentamento
Il panorama occupazionale italiano si colora di luci e ombre nell’ultimo periodo. Secondo i recenti dati forniti dall’Istat, dicembre 2022 ha segnato un record storico di occupati: 23 milioni e 754 mila persone con un lavoro, con un aumento di 456 mila unità rispetto all’anno precedente. Nonostante una crescita economica non particolarmente vivace, il tasso di disoccupazione ha raggiunto il livello più basso dal 2008, fermandosi al 7,2%, con un calo dello 0,2% rispetto a novembre dello stesso anno.
Disoccupazione in calo, ma la crescita rallenta
La diminuzione del tasso di disoccupazione giovanile, sceso al 20,1%, rappresenta un altro dato positivo, toccando il punto più basso dal luglio 2007. Tuttavia, emerge un rallentamento nella creazione di nuovi posti di lavoro, passando dai 30 mila di novembre ai 14 mila di dicembre, con un’inversione di tendenza che vede un calo dei rapporti a tempo indeterminato (-33 mila) e un aumento dei contratti a termine e precari (+21 mila).
Nonostante questi numeri, il Ministro delle Infrastrutture, dei Trasporti e vicepremier Matteo Salvini, esprime ottimismo: “Record di posti di lavoro creati in Italia, con una crescita di 456.000 lavoratrici e lavoratori in più nel solo 2023, di cui 418.000 a tempo indeterminato, come dicono gli ultimi dati Istat. Avanti insieme, si cresce”, evidenziando l’incremento annuale.
Confidenza nel futuro e contratti da rinnovare
La ministra del Lavoro, Marina Calderone, rileva un consolidamento del sentimento di fiducia, specialmente tra le imprese, riguardo allo sviluppo del lavoro e del business per il 2024. “Si crede nell’Italia e nelle potenzialità del Paese”, dichiara, sottolineando la positività degli indicatori degli ultimi mesi.
Parallelamente, l’Istat mette in luce la situazione delle retribuzioni nel 2023. L’indice delle retribuzioni contrattuali orarie ha segnato un incremento del 3,1%, un tasso inferiore all’inflazione annua, che ha toccato il 5,9%. Di conseguenza, si è verificata una perdita di potere d’acquisto delle buste paga, con un calo reale del 2,8%. La questione si complica ulteriormente con i 29 contratti in attesa di rinnovo alla fine di dicembre 2023, che interessano circa 6,5 milioni di dipendenti, il 52,4% del totale. L’attesa media per un rinnovo contrattuale è salita dai 20,5 ai 32,2 mesi nell’arco dell’anno.
La retribuzione e il diritto violato
Il presidente dell’Unione nazionale consumatori, Massimiliano Dona, non nasconde il suo disappunto di fronte a questi dati: “Scandaloso che le retribuzioni crescano nel 2023 solo del 3,1%, quando l’inflazione media annua dello scorso anno è stata pari, secondo l’indice Ipca, al 5,9%, ossia quasi il doppio, +5,7% al netto dell’energia. È un diritto del lavoratore avere una busta paga dignitosa, un diritto previsto dall’art. 36 della Costituzione che però è da anni sistematicamente violato”, commenta il presidente, evidenziando la discrepanza tra la crescita salariale e l’aumento del costo della vita.
In questo scenario, i lavoratori italiani si trovano a navigare in acque contrastanti, con una maggiore difficoltà nel mantenere il proprio standard di vita a causa dell’erosione salariale dovuta all’inflazione. La situazione contrattuale, inoltre, dimostra una certa lentezza nel rinnovo dei contratti, allungando l’attesa e l’incertezza per milioni di dipendenti.
Il mercato del lavoro italiano, pur evidenziando segnali positivi in termini di riduzione della disoccupazione e aumento dell’occupazione complessiva, deve affrontare le sfide poste da un rallentamento nella generazione di nuovi impieghi e da un contesto di retribuzioni che non tiene il passo con l’inflazione. Queste dinamiche pongono l’accento sulla necessità di politiche lavorative e salariali che garantiscano non solo l’occupazione, ma anche la sostenibilità e l’equità retributive.
I dati sull’occupazione e sulle retribuzioni forniscono così uno spunto di riflessione cruciale per il governo, le istituzioni e le parti sociali, chiamate a dialogare e a trovare soluzioni concrete per un mercato del lavoro che sia inclusivo e rispettoso dei diritti dei lavoratori.