![La polemica tra Antonio Scurati e Giorgia Meloni sulla libertà di espressione in Italia 1 20240422 093426 1](https://masainews.it/wp-content/uploads/2024/04/20240422-093426-1.webp)
Antonio Scurati Contesta la Versione di Meloni sulla Cancellazione del suo Monologo in Rai
La polemica tra lo scrittore Antonio Scurati e il Governo Italiano ha raggiunto un nuovo picco quando il primo ha risposto direttamente alle dichiarazioni della Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, riguardanti la cancellazione del suo intervento nella trasmissione Rai ‘Chesarà’. Scurati, noto per il suo libro ‘M’, ha visto il suo monologo sul 25 aprile essere annullato, evento che ha scatenato un acceso dibattito su possibili atti di censura.
Il dibattito si è intensificato quando Meloni, tramite un post, ha negato categoricamente ogni forma di censura, sia passata che futura, da parte del suo Governo, menzionando anche una questione di compensi non previsti per Scurati. Tuttavia, lo scrittore ha contrattaccato con una lettera aperta, pubblicata su Repubblica.it, esprimendo la sua posizione e accusando il Governo di aver diffamato la sua persona.
La Difesa di Scurati
‘Gentile Presidente, leggo sue affermazioni che mi riguardano. Lei stessa riconosce di non sapere ‘quale sia la verità’ sulla cancellazione del mio intervento in Rai. Ebbene, la informo che quanto lei incautamente afferma, pur ignorando per sua stessa ammissione la verità, è falso sia per ciò che concerne il compenso sia per quel che riguarda l’entità dell’impegno’, ha dichiarato Antonio Scurati, sottolineando di essere stato trascinato suo malgrado in questa vicenda senza precedenti.
Lo scrittore ha precisato di aver accettato l’invito a partecipare al programma a un compenso ‘consensualmente pattuito’ con la Rai e in linea con le pratiche precedenti per altri scrittori invitati. Questo va in netto contrasto con quanto emerso dalle comunicazioni interne della Rai, che parlavano di un intervento a titolo gratuito, aggiungendo un altro strato di complessità alla disputa.
Il Nodo del Compenso e la Censura
La questione del compenso, tuttavia, sembra essere solo la punta dell’iceberg. Scurati ha enfatizzato che la cancellazione del suo monologo da parte della Rai risponde a ‘motivazioni editoriali’ mirate a silenziare le sue opinioni sul fascismo e il postfascismo. ‘Il mio pensiero, ben radicato nei fatti, doveva essere silenziato’, ha affermato Scurati, evidenziando una possibile censura mascherata da questioni contrattuali.
Nonostante le dichiarazioni della Rai riguardo la gratuità dell’intervento, Scurati ha rivelato che gli era stato inizialmente proposto un compenso di 1.800 euro, proposta poi ritirata. Questo ha alimentato ulteriormente il dibattito sulla libertà di espressione e sull’indipendenza editoriale della televisione pubblica italiana.
Le Accuse di Scurati alla Presidenza del Consiglio
‘Continua a esserlo ora che si sposta il discorso sulla questione evidentemente pretestuosa del compenso. Pur di riuscire a confondere le acque, e a nascondere la vera questione sollevata dal mio testo, un capo di Governo, usando tutto il suo straripante potere, non esita ad attaccare personalmente e duramente con dichiarazioni denigratorie un privato cittadino e scrittore suo connazionale tradotto e letto in tutto il mondo’, ha attaccato Scurati, definendo queste azioni come una forma di violenza, non fisica, ma altrettanto dannosa.
La risposta di Scurati pone in evidenza non solo le sue preoccupazioni personali ma solleva anche questioni più ampie sullo stato della libertà di espressione in Italia, in particolare riguardo al ruolo che la televisione pubblica dovrebbe giocare nel promuovere un dibattito aperto e senza censure. La lettera aperta dello scrittore lascia intravedere un profondo divario tra le parti, un divario che va oltre la mera questione del compenso e tocca i fondamenti stessi della democrazia e del diritto di parola.
La polemica tra Antonio Scurati e il governo guidato da Giorgia Meloni, pertanto, si trasforma da disputa personale a simbolo di una lotta più ampia per la libertà di espressione, mettendo in luce le tensioni tra il potere politico e il mondo culturale in Italia. Questo episodio solleva interrogativi cruciali sulla capacità delle istituzioni di mantenere una sana distanza critica dalla produzione culturale e informativa, preservando l’autonomia necessaria per una società democratica.