La tecnologia dell’AI nella caccia all’ultimo grande latitante della mafia stragista
Con un procedimento che ricorda le trame dei film polizieschi più sofisticati, la polizia scientifica italiana ha fatto un passo avanti significativo nella ricerca di Giovanni Motisi, l’ultimo grande latitante appartenente alla cosca della mafia stragista. Utilizzando la tecnica dell’Age progression, gli esperti hanno aggiornato l’immagine di Motisi, sfruttando vecchie fotografie risalenti agli anni Ottanta e Novanta, per ricostruire un identikit che rispecchia l’aspetto attuale del fuggitivo. Motisi, noto anche con il soprannome di ‘u pacchiuni, è ricercato dal 1998 e figura nell’elenco dei latitanti di ‘massima pericolosità’ redatto dal ministero dell’Interno. La decisione di rinnovare e diffondere il suo identikit si inserisce in una strategia di indagine volta a ‘stringere il cerchio’ attorno al criminale, oggi sessantacinquenne, utilizzando anche l’intelligenza artificiale per aggiornare i tratti somatici che il tempo ha inevitabilmente modificato.
Un passato criminale segnato da violenza e strategie di potere
L’ascesa criminale di Motisi si è consumata in un contesto di violenza e potere all’interno della mafia siciliana. Il suo nome appare in maniera significativa in relazione all’assassinio del vice questore Antonino Cassarà, un evento che ha segnato una delle pagine più buie nella lotta contro la mafia. La presenza di Motisi in quel commando, insieme a figure chiave come Salvatore Biondino e Salvatore Biondo, sotto la guida strategica di Totò Riina, dimostra il ruolo attivo del latitante nelle operazioni di spicco dell’organizzazione criminale. Secondo le rivelazioni di Francesco Paolo Anzelmo, diventato in seguito collaboratore di giustizia, Motisi non solo partecipò all’agguato ma ebbe anche un ruolo nelle riunioni preparatorie, evidenziando così la sua importanza strategica all’interno della cosca. Questa partecipazione gli valse una ‘promozione’ all’interno dell’organizzazione, assegnandogli la leadership del mandamento di Pagliarelli, un ruolo precedentemente occupato da un suo zio, Matteo.
La caduta e la persistente latitanza
Nonostante il potere acquisito, la carriera criminale di Motisi ha subito un’interruzione quando Nino Rotolo, un altro boss di spicco, lo depose dall’incarico di capo del mandamento di Pagliarelli. La ragione di tale declassamento, come rivelato da alcuni pentiti, sarebbe stata una gestione troppo ‘allegra’ delle risorse economiche della cosca, un’accusa che nel mondo mafioso può avere conseguenze letali. Tuttavia, non furono prese ulteriori misure punitive nei suoi confronti, lasciando Motisi libero di continuare la sua vita da latitante. Il caso di Giovanni Motisi riflette la complessità e la sfida continua che le forze dell’ordine affrontano nella lotta contro la mafia. La sua lunga latitanza solleva interrogativi sulla capacità delle reti criminali di fornire protezione e sulla difficoltà di infiltrare queste organizzazioni profondamente radicate nel tessuto sociale di alcune aree della Sicilia.
Strumenti innovativi contro antiche reti criminali
L’impiego di tecnologie avanzate, come l’intelligenza artificiale e l’age progression, nella caccia ai latitanti rappresenta una svolta metodologica importante. Questi strumenti offrono alle forze dell’ordine nuove possibilità di identificazione, superando i limiti imposti dal tempo e dai cambiamenti fisici dei ricercati. La diffusione dell’identikit aggiornato di Motisi non è solo un tentativo di localizzare il latitante, ma anche un messaggio chiaro alle organizzazioni criminali: la tecnologia sta progressivamente riducendo gli spazi di anonimato e impunità che hanno permesso a molti di sfuggire alla giustizia. La caccia a Giovanni Motisi continua, con la speranza che la combinazione di tecniche investigative tradizionali e soluzioni tecnologiche innovative possa finalmente portare alla cattura di uno dei più importanti latitanti d’Italia. La sua eventuale cattura non segnerà solo la fine della fuga di un uomo, ma rappresenterà anche un simbolo della resilienza e dell’evoluzione delle forze dell’ordine nell’eterna lotta contro la criminalità organizzata.