La Russia intensifica la sua presenza militare in Libia e Niger: una mossa strategica
Nell’ultimo periodo, la Russia ha notevolmente intensificato la sua presenza militare in Libia, segnando una mossa che potrebbe riscrivere gli equilibri geostrategici nel Mediterraneo e oltre. Lo scorso 6 aprile, tre navi militari russe hanno lasciato il porto siriano di Tartus, dirigendosi verso Tobruk, in Libia orientale. Tra queste, la corvetta Mercuriy ha scortato le altre due imbarcazioni, la Alexander Otrakovsky e la Ivan Gren, cariche di un consistente arsenale che include blindati, camion e mezzi di artiglieria. Questa operazione si inserisce in un quadro più ampio, con ben cinque consegne simili effettuate in Libia negli ultimi 45 giorni, secondo quanto riferito dall’agenzia libica Fawasel.
Le relazioni tra la Russia e il generale Khalifa Haftar, figura chiave dell’est libico, si sono intensificate, soprattutto in seguito alla morte di Evgenij Prigozhin, capo del gruppo Wagner, avvenuta lo scorso agosto. Dicembre ha visto un incontro significativo tra il viceministro della Difesa russo, Yunus-Bek Yevkurov, e Haftar a Benghazi, con discussioni che hanno riguardato il futuro degli African Corps, mercenari precedentemente legati a Wagner e ora incorporati nel ministero della Difesa russo.
La trattativa per una base navale russa a Tobruk
Le trattative per l’istituzione di una base navale russa a Tobruk, che sarebbe la seconda nel Mediterraneo dopo quella di Tartus in Siria, sembrano aver preso una svolta decisiva. Un incontro a gennaio tra Yevkurov e Haftar ha preceduto l’arrivo a Tobruk della nave cargo Barbat, proveniente dal porto russo di Novorossiysk e trasportante equipaggiamenti militari, incluso un significativo numero di carri armati modello T72. Questi movimenti sottolineano l’intensificarsi delle relazioni militari e strategiche tra la Russia e la Libia orientale, nonostante l’embargo sulle armi imposto dalla comunità internazionale.
Non si può ignorare, inoltre, l’incremento delle rotte aeree tra Mosca e la Cirenaica, con aerei cargo che trasportano militari verso basi nel sud della Libia, implicando un rafforzamento della presenza russa non solo a Tobruk ma in diverse parti del paese. Questa espansione dell’influenza russa in Libia si colloca in un contesto di crescente interesse da parte di Mosca per l’Africa, come dimostrato anche dall’attenzione rivolta al Niger.
Gli Stati Uniti e la risposta occidentale
Di fronte a queste mosse della Russia, gli Stati Uniti e i loro alleati occidentali sembrano essere in cerca di una strategia efficace. La missione navale militare europea Irini, incaricata di vigilare sull’embargo di armi verso la Libia, ha ammesso di aver ispezionato solo quattro navi russe dal 2020 a oggi. Questo potrebbe indicare una certa difficoltà nel contrastare l’espansione russa nella regione, nonostante le dichiarazioni di impegno a sostenere la sovranità e la stabilità della Libia.
L’ingresso della Russia in scenari chiave come la Libia e il Niger evidenzia una strategia di lungo termine mirata a rafforzare la propria influenza in aree geografiche di cruciale importanza. Mosca sembra puntare a consolidare la sua presenza militare e strategica nel Mediterraneo e in Africa, sfruttando le instabilità locali e i vuoti di potere per estendere il proprio raggio d’azione.
Conclusioni
La mossa della Russia di aumentare la propria presenza militare in Libia e Niger segna un chiaro tentativo di espandere la sua influenza geopolitica in aree strategiche. Questo scenario pone nuove sfide agli equilibri internazionali, richiedendo una risposta coordinata da parte degli Stati Uniti e dei loro alleati. La competizione per l’influenza in queste regioni strategiche si intensifica, con implicazioni che vanno ben oltre il Mediterraneo e l’Africa, toccando le fondamenta stesse della politica internazionale contemporanea.
La strategia di Mosca in Africa e nel Mediterraneo sembra quindi delinearsi sempre più chiaramente, mirando a un rafforzamento delle proprie posizioni strategiche a discapito di un ordine internazionale basato su regole condivise. L’evolversi di questa dinamica potrebbe avere ripercussioni significative sulla sicurezza globale, suggerendo l’urgente necessità per l’Occidente di rivedere e adattare le proprie strategie di politica estera e difesa.