![Tensione e proteste nelle università italiane: il confronto su Israele 1 20240417 213704](https://masainews.it/wp-content/uploads/2024/04/20240417-213704.webp)
La tensione nelle università italiane: scontri e proteste contro Israele
Le università italiane sono diventate teatro di scontri e manifestazioni contro Israele, con Roma e Napoli al centro delle tensioni. La recente escalation di violenza ha visto protagonisti non solo studenti ma anche esponenti storici dell’anarchia e dell’estremismo, con un focus particolare sulla situazione a Gaza. La polizia ha identificato cinque figure note dell’anarchia romana, tutte oltre i cinquant’anni, coinvolte negli scontri alla Sapienza di Roma, evidenziando una continuità nelle forme di protesta che ora si mobilitano per Gaza.
La presenza di Jehad Othman, estremista palestinese e rappresentante dell’Unione democratica arabo palestinese, durante gli scontri è stata particolarmente significativa, sottolineando un’internazionalizzazione del conflitto nelle sedi accademiche italiane. Queste dinamiche hanno portato a numerosi feriti tra le forze dell’ordine e hanno messo in luce una preparazione agli scontri di piazza da parte dei manifestanti.
La voce degli studenti e il rischio infiltrati
Al centro delle tensioni vi è anche la questione degli “infiltrati”, con gli investigatori che guardano con preoccupazione a come alcune parole possano infiammare gli animi e creare un clima d’intolleranza negli atenei. La preoccupazione non riguarda solo Roma ma si estende a livello nazionale, come dimostra l’episodio del Politecnico di Napoli, dove una protesta ha portato all’annullamento di un dibattito con il direttore di Repubblica, Maurizio Molinari, accusato di posizioni filo-israeliane.
Gli studenti, da parte loro, si organizzano e protestano per cause che vanno oltre il conflitto mediorientale. A Roma, ad esempio, il movimento “Cambiare rotta” si è fatto notare per le sue attività di protesta contro gli accordi dell’ateneo con Israele, arrivando a chiedere le dimissioni della rettrice Antonella Polimeni. Questa forma di attivismo studentesco evidenzia come le università siano diventate luoghi di dibattito e lotta su temi di rilevanza internazionale.
La solidarietà tra studenti e la mobilitazione accademica
Le motivazioni dietro queste proteste sono profonde e spesso personali, come testimonia il caso di Mohammed Albarsi Ali Junmah, studente libico che ha espresso il suo dolore per la perdita di amici a Gaza. La solidarietà tra studenti si manifesta anche attraverso azioni simboliche, come lo sciopero della fame iniziato da Francesca Lini e Leonardo Cusmai sotto al Rettorato della Sapienza, un gesto estremo per attirare l’attenzione sulla loro causa.
La mobilitazione non si limita alle azioni dirette ma coinvolge anche la comunità accademica più ampia. Docenti e ricercatori, come Paola Rivetti e Laura Guazzone, si stanno impegnando a fianco degli studenti per questioni come il “dual use” della ricerca, dimostrando come l’impegno contro certe collaborazioni sia radicato anche tra i professionisti dell’istruzione.
Le università italiane, crocevia di dibattiti globali
Le occupazioni e le proteste nelle università italiane non sono un fenomeno isolato ma parte di un contesto più ampio di mobilitazione studentesca che si interseca con temi di rilevanza globale. L’occupazione del Rettorato della Federico II di Napoli e la successiva apertura al dialogo da parte del rettore Matteo Lorito rappresentano un esempio di come le istituzioni accademiche possano diventare spazi di confronto su questioni delicate come le collaborazioni internazionali in contesti controversi.
Questo panorama di proteste, dibattiti e occupazioni riflette un’evoluzione del ruolo degli studenti e delle università nella società, trasformandoli in attori attivi di cambiamento e riflessione su problemi che vanno ben oltre i confini nazionali. Le università, pertanto, continuano a essere non solo luoghi di apprendimento ma anche di lotta politica e sociale, testimoniando la loro importanza come luoghi di formazione critica e di impegno civile.