La visione di un’Europa che marcia spedita verso la mobilità totalmente elettrica sembra vacillare di fronte alle recenti ammissioni interne. Un dossier dell’Unione Europea solleva dubbi significativi sull’effettiva fattibilità di abbandonare i motori a combustione interna entro il 2035, mettendo in luce una serie di criticità che spaziano dalla lentezza nelle vendite di auto elettriche alla scarsità delle infrastrutture di ricarica, fino alla dipendenza dall’estero per l’approvvigionamento delle batterie.
Il documento, elaborato dalla Commissione Europea, evidenzia come il sogno di un Green Deal europeo, che prevede la transizione a un parco auto completamente elettrico, sia ancora lontano dall’essere realizzato. La confessione arriva direttamente dalle pagine di un’analisi che si propone di fare il punto sulla situazione attuale e sui passi necessari per avanzare verso l’obiettivo prefissato.
Un cammino costellato di ostacoli
Il commissario europeo Thierry Breton, in un’intervista rilasciata a Politico, ha sottolineato come il percorso verso il Green Deal non possa essere percorso con una “bacchetta magica” o mediante un semplice “ordine esecutivo di Bruxelles”. La realtà, come emerge dal report, è ben più complessa e articolata, richiedendo una serie di condizioni abilitanti che al momento sembrano lungi dall’essere soddisfatte.
Il documento mette in risalto diversi fattori critici. In primo luogo, l’evoluzione delle vendite di auto elettriche non è soddisfacente. Nonostante un incremento di 400 mila unità vendute rispetto all’anno precedente, il ritmo di crescita rimane inferiore alle aspettative dell’UE, con 1,5 milioni di veicoli elettrici venduti nell’ultimo anno.
Le sfide del costo e dell’infrastruttura
Il costo delle auto elettriche rappresenta un altro ostacolo non trascurabile. Il successo dei modelli cinesi, più economici rispetto a quelli prodotti nell’UE, evidenzia una chiara disparità di accesso basata sul reddito, rendendo l’acquisto di un veicolo a batteria un lusso non alla portata di tutti. Questa situazione solleva interrogativi sulla reale inclusività della transizione energetica promossa dall’UE.
Inoltre, il report sottolinea la necessità di una massiccia espansione delle infrastrutture di ricarica, stimate in almeno 3 milioni di punti necessari per supportare adeguatamente il parco auto elettrico. La preparazione dei lavoratori a questa transizione è un altro punto critico: molti potrebbero trovarsi con competenze non più richieste, accentuando il problema dell’occupazione.
La questione delle batterie
Un capitolo a parte è dedicato alla problematica delle batterie. L’ambizione europea di superare la domanda con l’offerta delle gigafactory entro il 2026 si scontra con la realtà di una catena di approvvigionamento dei materiali necessari ancora fortemente dipendente dall’estero. “Anche se abbiamo fatto buoni progressi nella produzione di batterie, i progetti non emergono così velocemente come necessario”, ha dichiarato Breton, evidenziando una delle maggiori sfide per il futuro della mobilità elettrica in Europa.
Queste considerazioni aprono una riflessione più ampia sul futuro della mobilità elettrica in Europa, mettendo in luce i limiti e le sfide che l’UE deve affrontare per realizzare la sua visione. La strada verso l’abbandono dei motori a combustione interna entro il 2035 appare, alla luce di queste ammissioni, ancora lunga e piena di incertezze. Mentre la transizione verso un’Europa più verde rimane un obiettivo condiviso, il percorso per raggiungerlo richiede una pianificazione attenta e realistica, che tenga conto delle molteplici dimensioni coinvolte in questo complesso processo di trasformazione.