Scontri a Roma: tensione e violenze nei pressi dell’Università La Sapienza
Un pomeriggio di forte tensione si è consumato nei pressi dell’Università La Sapienza di Roma, dove la protesta di studenti e giovani filo-palestinesi è degenerata in violenti scontri con le forze dell’ordine. Il cuore della contestazione si è acceso davanti al rettorato, per poi trasformarsi in un confronto diretto con la polizia, che ha visto tentativi di irruzione nei commissariati Università e San Lorenzo. Al centro delle tensioni, le accuse mosse alla rettrice Antonella Polimeni di mantenere accordi con le università israeliane, nonostante le richieste di revoca da parte dei collettivi pro Gaza.
La giornata di protesta, segnata da momenti di alta tensione, ha visto l’arresto di due persone: Albarq Mohammed Alì Jummah, 27 anni, fermato per aver danneggiato un’auto della polizia, e Stella Boccitto, 29 anni, coinvolta negli scontri presso il commissariato di San Lorenzo. La situazione ha provocato numerosi contusi tra poliziotti e manifestanti, oltre a diverse denunce per gli scontri avvenuti.
Reazioni istituzionali e posizione della rettrice
La premier Giorgia Meloni ha condannato con fermezza gli episodi di violenza, definendoli atti di delinquenza e non di protesta legittima. Anche la ministra dell’Università, Anna Maria Bernini, ha espresso il proprio disgusto per gli eventi, sottolineando come la comunità accademica non possa accettare imposizioni da una minoranza che mina il contesto internazionale di collaborazione. La rettrice Polimeni, al centro delle critiche, ha ribadito la posizione dell’università contro il boicottaggio, difendendo la libertà della didattica e della ricerca come pilastri dell’istituzione accademica.
Le dichiarazioni di solidarietà nei confronti della rettrice non sono mancate. La presidente della Conferenza dei Rettori delle Università Italiane (Crui), Giovanna Iannantuoni, ha condannato la violenza in ogni sua forma, riaffermando il ruolo dell’università come strumento di pace. Anche i presidenti di Camera e Senato, Lorenzo Fontana e Ignazio La Russa, hanno espresso vicinanza alla polizia, stigmatizzando le azioni dei collettivi studenteschi.
La tensione tra esigenze di sicurezza e diritti di protesta
La situazione di tensione attorno all’università romana solleva questioni importanti sulla sicurezza negli atenei e sul diritto alla protesta. Mentre da un lato si assiste a una richiesta di maggiore sicurezza e di un confronto serio su come gestire manifestazioni e proteste, dall’altro lato emerge la voce di chi vede nelle azioni di protesta un’espressione legittima del dissenso studentesco, seppur condannando gli atti di violenza. La ministra Bernini ha annunciato un vertice sulla sicurezza negli atenei, previsto per il 24 aprile, che mira a trovare un equilibrio tra queste esigenze contrapposte.
Intanto, il Fronte della Gioventù Comunista ha chiesto le dimissioni della rettrice Polimeni, accusandola di essere complice del genocidio in Palestina e della violenza esercitata dalla polizia contro gli studenti. Questa forte dichiarazione sottolinea il clima di forte polarizzazione attorno alla questione degli accordi con le università israeliane e il diritto alla sicurezza e alla libera espressione all’interno del contesto universitario.
Le dinamiche di protesta a La Sapienza riflettono tensioni più ampie che attraversano la società, mettendo in luce le sfide che le istituzioni accademiche devono affrontare nel bilanciare la libertà accademica, la sicurezza e il diritto di protesta. Mentre le reazioni istituzionali cercano di condannare la violenza e riaffermare principi di dialogo e apertura, la strada verso una risoluzione pacifica e costruttiva dei conflitti sembra ancora lunga e complessa.
Il bilancio di questa giornata di protesta a Roma lascia dunque emergere questioni profonde sul ruolo delle università nella società contemporanea, sulle responsabilità di chi le governa e sulle modalità con cui i giovani scelgono di esprimere il proprio dissenso. La speranza è che il dialogo possa prevalere su forme di espressione che degenerano in violenza, ma il percorso per raggiungere questo obiettivo appare ancora irto di difficoltà.