Il cammino verso il DVB-T2: Rai accende i motori a settembre
Il panorama televisivo italiano è in procinto di vivere un’evoluzione tecnologica significativa. Il 2024 potrebbe essere l’anno del definitivo addio al DVB-T1, lasciando spazio al più moderno DVB-T2, il digitale terrestre di seconda generazione. Tuttavia, questa transizione, inizialmente prevista per gennaio 2023, non ha ancora preso pienamente forma. Nonostante i ritardi, la Rai sembra però pronta a muovere passi concreti.
L’importante annuncio della Rai
Il primo settembre segnerà un momento storico per la televisione di Stato: il lancio del primo Mux DVB-T2. A confermare l’attesa svolta è stato Stefano Ciccotti, direttore tecnologie a Viale Mazzini, nel corso della presentazione di un volume della Fondazione Astrid a Bologna. Con la messa in funzione di questo multiplex, la Rai mette una solida pietra miliare nel percorso di transizione verso la nuova tecnologia.
Cosa significa Mux nel digitale terrestre?
Per chi non fosse avvezzo ai termini tecnici, il Mux, o multiplex, è il sistema che permette di raggruppare diverse trasmissioni televisive, consentendo loro di viaggiare su una singola banda di frequenza elettromagnetica. Questo metodo ottimizza l’uso dello spettro disponibile, consentendo di trasmettere un numero maggiore di canali. Inoltre, grazie a questa tecnologia, un operatore può trasmettere canali di differenti editori all’interno del proprio Mux.
È chiaro, dunque, che l’iniziativa della Rai non è semplicemente una novità tecnica, ma rappresenta un avanzamento strategico verso l’implementazione del DVB-T2. A partire dal primo settembre, il Mux Rai ospiterà i canali principali – Rai 1, Rai 2 e Rai 3 – in “simulcast”, ovvero parallelamente al formato precedente, insieme ad altre reti non ancora annunciate. Questa fase di test servirà a valutare l’efficienza del nuovo standard nel mitigare problemi di interferenza e propagazione, soprattutto nei mesi estivi.
Il nodo della compatibilità televisiva
Nonostante l’entusiasmo per l’innovazione, vi è un ostacolo non trascurabile: molte famiglie italiane non dispongono ancora di un televisore o di un decoder compatibile con il DVB-T2. Un report di Auditel dell’agosto 2023 rivela che, sui televisori presenti nelle abitazioni principali, 27,9 milioni sono pronti per lo switch-off, mentre 14,5 milioni rischiano di diventare obsoleti con il passaggio al nuovo standard. Il bonus tv, introdotto per incentivare l’aggiornamento dei dispositivi, non ha raggiunto gli obiettivi sperati, creando preoccupazioni riguardo la possibilità di escludere una vasta porzione di popolazione dall’accesso al servizio televisivo.
La questione delle frequenze e il 5G
Un altro tassello fondamentale in questo complesso puzzle è la liberazione delle frequenze a 700 MHz attualmente occupate dal DVB-T1. Questa operazione è cruciale per favorire lo sviluppo e la diffusione del 5G, la nuova generazione di connettività mobile. L’Italia è in lieve ritardo rispetto a questa tecnologia che rappresenta un asse portante per la crescita economica e la generazione di posti di lavoro nel prossimo decennio.
La situazione attuale non offre una data certa per il completo passaggio al DVB-T2. Una nota del Ministero dello Sviluppo Economico (MiSe), datata 30 luglio 2021, afferma: «L’attivazione dello standard DVB-T2 a livello nazionale sarà disposta a partire dal 1 gennaio 2023, ritenendo necessario un periodo più ampio per l’implementazione a regime del nuovo standard». Di conseguenza, il definitivo switch-off richiederà ulteriore tempo per essere realizzato, e dati i recenti sviluppi, non è garantito che avverrà entro il 2024.
La transizione al DVB-T2 è quindi un processo in corso, con molte variabili ancora da definire. La decisione della Rai di attivare il primo Mux DVB-T2 rappresenta un segnale positivo, ma la strada verso la televisione del futuro è ancora costellata di incognite. Il settore si prepara a monitorare gli sviluppi e a valutare periodicamente i progressi effettuati. Nel frattempo, gli spettatori italiani si trovano davanti a un bivio tecnologico che definirà il modo in cui consumeranno i contenuti televisivi nei prossimi anni.