Operazione anticrimine in Sicilia: colpiti i legami tra mafia e imprenditoria
Un’operazione di vasta portata ha scosso le fondamenta della criminalità organizzata tra Palermo e Trapani, mettendo in luce l’intricato rapporto tra il mondo imprenditoriale e le storiche famiglie mafiose. Sotto la guida dei carabinieri, l’azione ha portato all’arresto di undici persone, mentre altre dodici sono indagate in stato di libertà. Tra i nomi più noti figurano Salvatore e Andrea Angelo, rispettivamente di 75 e 45 anni, con il primo sottoposto agli arresti domiciliari e il secondo in carcere, rivelando una continuità generazionale nel controllo mafioso del territorio di Salemi e dei suoi legami con la figura di spicco di Matteo Messina Denaro.
Al centro delle indagini, un complesso sistema di riciclaggio di denaro che avrebbe coinvolto anche la famiglia di Partanna Mondello, sotto la guida di Michele Micalizzi, genero del noto Rosario Riccobono. Il ruolo di mediatore sarebbe stato assunto da Michele Mondino, ottantenne palermitano, figura già nota alle forze dell’ordine.
Vecchie lire e nuovi affari: i dettagli dell’operazione
Micalizzi, in particolare, desideroso di recuperare 12 milioni di euro da un conto presso la Deutsche Bank di Francoforte, ha dimostrato un’attività frenetica nel tessere relazioni con professionisti di alto profilo. Il suo impegno si inserisce in un contesto più ampio di attività criminali che includevano persino il tentativo di convertire un vasto quantitativo di vecchie lire, come rivelato durante un incontro nel 2020 con Paolo Nirta, esponente di spicco della ‘ndrangheta.
La rete di connessioni e complicità si estende ben oltre i confini territoriali tradizionalmente associati a queste figure criminali. “Noi abbiamo un nulla osta a 360 gradi,” affermava Andrea Angelo, sottolineando la libertà di movimento e azione di cui godevano, a differenza di altri gruppi criminali. Questa affermazione illumina la profondità dell’integrazione delle attività mafiose nella vita economica e sociale della Sicilia.
Le imprese nel mirino dell’indagine
Elemento cruciale dell’operazione è stato il focus su alcune imprese, tra cui spicca la “Grande distribuzione Sicilia srl”, gestita dai fratelli Leonardo e Francesco Paolo Palmeri, di 66 e 62 anni. Questi, insieme a Bartolomeo Anzalone, 60 anni, e Antonio Vincenzo Lo Piccolo, 62 anni, entrambi di Palermo e Carini e attualmente in carcere, rappresentano l’anello di congiunzione tra l’economia legale e le attività illecite.
Ulteriore tassello di questa complessa rete è la Fb Transport, società legata a Natale e Giovanni Onofrio Beltrallo, di 30 e 57 anni, il primo ai domiciliari e il secondo in carcere. Quest’ultima sembra essere stata favorita nell’assegnazione del servizio di trasporto del carburante necessario per l’operatività della centrale termoelettrica, svelando così un altro strato dell’influenza mafiosa sull’economia locale.
Un messaggio chiaro contro il crimine
L’operazione condotta dai carabinieri non solo ha permesso di disarticolare una parte significativa dell’apparato economico-finanziario di supporto alle attività mafiose in Sicilia ma ha anche inviato un messaggio forte e chiaro: le istituzioni sono attivamente impegnate a contrastare l’intreccio tra criminalità e settore imprenditoriale. Le indagini, che hanno portato alla luce un quadro complesso di relazioni e complicità, si pongono come un importante passo avanti nella lotta alla mafia, evidenziando l’importanza di un impegno costante e coordinato a tutti i livelli.
La sfida alla criminalità organizzata continua ad essere uno degli obiettivi principali delle forze dell’ordine e della magistratura. Questa operazione dimostra, ancora una volta, che la determinazione e la collaborazione tra diverse agenzie e istituzioni può portare a risultati concreti nel contrasto alle attività mafiose, segnando un passo avanti significativo verso una società più giusta e sicura.