La svolta “Città 30” di Bologna: un impegno etico oltre la politica
La capitale emiliana è balzata agli onori delle cronache per una decisione radicale che ha trasformato il volto della mobilità urbana. Il sindaco di Bologna, Matteo Lepore, ha ribadito la sua determinazione nel proseguire con il progetto “Città 30”, nonostante le numerose discussioni sollevate a livello nazionale. La misura, che prevede il limite di 30 km/h su circa il 70% delle strade cittadine, è stata accompagnata da un’attenta fase di monitoraggio e sanzioni.
In un’intervista rilasciata a Corriere delle città, Lepore ha sottolineato la natura profondamente etica dell’iniziativa: «È un impegno etico che conta più delle Europee», ha dichiarato, lasciando intendere come la sicurezza dei cittadini e la vivibilità della città siano priorità irrinunciabili. Con una postura aperta al dialogo, il sindaco ha anche accennato alla possibilità di apportare correttivi alla misura, in un incontro con il ministro Salvini: «Non è un provvedimento ideologico, mi interessa la sua reale applicazione».
Un dibattito nazionale sulla sicurezza stradale
La decisione di imporre un limite così marcato di velocità non è passata inosservata, suscitando un vivace dibattito. Tuttavia, secondo Lepore, questa attenzione mediatica ha contribuito a portare all’attenzione un tema cruciale: la sicurezza stradale. «Gli incidenti in Italia sono la prima causa di morte sotto i 30 anni», ha ricordato il sindaco, sottolineando l’importanza di una discussione informata e costruttiva sul tema.
Le motivazioni dietro l’introduzione del progetto “Città 30” affondano le radici in una richiesta concreta da parte della cittadinanza, come evidenziato dal sindaco: «La Città 30 era un punto del mio programma, introdotto dopo una petizione con 20 mila firme». Lepore ha poi evidenziato il riscontro positivo nei primi tempi di applicazione del provvedimento: «Dopo sei mesi senza e due settimane con le sanzioni il primo bilancio è positivo… il traffico è più scorrevole».
Un progetto di città a lungo termine
L’obiettivo del sindaco non è limitato a una mera riduzione della velocità, ma si estende a una visione più ampia di riqualificazione urbana. Lepore ha infatti parlato di un «progetto di città che porta dietro anche l’idea di modificare le strade, i marciapiedi, sistemare il manto stradale e migliorare i mezzi pubblici». La mobilità diventa così parte di un disegno più grande che mira a trasformare Bologna in un ambiente più vivibile e sicuro per i suoi abitanti.
La disponibilità ai correttivi non esclude la fermezza nel perseguire l’obiettivo di fondo: «L’importante è che non si valuti sulla base dell’emotività o della battaglia politica», ha precisato il sindaco, confermando la sua apertura al confronto costruttivo.
La Garisenda, simbolo di una comunità che si mobilita
Il limitare la velocità non è l’unica sfida che il Comune di Bologna si trova ad affrontare. Un altro simbolo cittadino, la torre Garisenda, è oggetto di preoccupazione a causa del rischio di crollo. Lepore ha affrontato la questione con un misto di realismo e ottimismo: «Dobbiamo voler bene alla Garisenda, più che preoccuparci», ha affermato, annunciando un piano di intervento per la messa in sicurezza e il restauro del monumento, finanziato anche grazie a una cospicua raccolta fondi privata che si aggiunge ai contributi pubblici, tra cui quelli del Pnrr.
Il progetto di restauro della Garisenda si inserisce in una visione di cura e valorizzazione del centro storico, che il primo cittadino intende portare avanti con determinazione. La somma di interventi, sia in termini di mobilità che di conservazione del patrimonio, delineano l’immagine di una Bologna che guarda al futuro senza dimenticare il rispetto per la propria storia.
La politica e il Partito democratico
Il sindaco non si è sottratto dal commentare la situazione politica più ampia, in particolare quella del Partito democratico. Lepore ha espresso sostegno alle iniziative di Elly Schlein, vicepresidente dell’Emilia-Romagna, riconoscendo la necessità di un impegno maggiore nel coinvolgimento dei territori e degli iscritti: «Penso debba lavorare di più in squadra con i territori e coinvolgere e mobilitare maggiormente gli iscritti e gli elettori su alcune campagne, rispondendo meno alle correnti». La sua visione politica sembra quindi orientata verso una maggiore partecipazione e una minore frammentazione interna.
In conclusione, la “Città 30” di Bologna rappresenta un esperimento di politica urbana che mira a ridefinire gli spazi cittadini e la qualità della vita. L’approccio pragmatico e aperto al dialogo del sindaco Lepore, insieme al suo impegno su temi sensibili come la sicurezza e la conservazione del patrimonio, tracciano la rotta di una gestione amministrativa che si propone di essere modello di riferimento a livello nazionale.