La crisi dell’indotto automobilistico a Torino: il caso Stellantis
La transizione industriale di Torino, una volta cuore pulsante dell’automobilismo italiano con la FIAT, oggi vede una delle sue più emblematiche espressioni nella situazione critica dello stabilimento di Mirafiori, gestito da Stellantis. La fusione tra PSA e FCA, che ha dato vita a Stellantis nel gennaio 2021, si è tradotta in una progressiva diminuzione della produzione automobilistica locale, con ripercussioni significative sull’ecosistema delle imprese fornitrici.
Le aziende che un tempo fiorivano grazie agli ordini dello stabilimento torinese oggi affrontano una realtà ben diversa. La produzione di auto a Torino ha subito un drastico ridimensionamento: dai milioni di veicoli degli anni d’oro a soli 78.000 nel 2023, con previsioni ancora più basse per l’anno in corso. Questa riduzione ha messo in ginocchio molte aziende dell’indotto, alcune delle quali hanno già dichiarato fallimento, mentre altre si trovano costrette a ridurre la produzione e a ricorrere alla cassa integrazione.
Il caso emblematico della Lear
Un esempio significativo è rappresentato dalla Lear di Grugliasco, azienda specializzata nella produzione di sedili automobilistici, che oggi vede i suoi 410 dipendenti in cassa integrazione, con prospettive future tutt’altro che rassicuranti. Mimmo Ciano, sindacalista della FIM CISL e lavoratore della Lear, sottolinea come la crisi non sia imputabile alla transizione energetica verso l’auto elettrica, ma piuttosto alla drastica diminuzione di produzione da parte di Stellantis, che ‘qui non fa più auto, e basta’.
La situazione a Torino è emblematica di un cambiamento più ampio nel settore automobilistico italiano, che ha visto il passaggio da un modello produttivo incentrato sulla FIAT a uno scenario dominato da Stellantis, con tutte le conseguenze del caso sulle piccole e medie imprese fornitrici.
Le radici della crisi
La crisi dell’indotto automobilistico non si è manifestata improvvisamente. Negli anni, FIAT, e successivamente Stellantis, hanno progressivamente esternalizzato la produzione di componenti, favorendo l’insediamento di multinazionali dei componenti in Italia. Questa strategia, se da un lato ha portato a una maggiore efficienza produttiva, dall’altro ha reso le imprese locali fortemente dipendenti dalle fortune di pochi grandi clienti, primi fra tutti i giganti dell’automobile.
Con la vendita di Magneti Marelli al gruppo giapponese CK Holdings e la trasferimento delle attività di ricerca e sviluppo a Parigi, il legame tra le aziende fornitrici italiane e il cuore produttivo e innovativo di Stellantis si è ulteriormente allentato, lasciando il sistema di forniture costruito nei decenni in una posizione di vulnerabilità.
La risposta delle istituzioni e le prospettive future
Di fronte a questa situazione, le istituzioni locali e i sindacati si stanno mobilitando per offrire sostegno ai lavoratori colpiti dalla crisi. La Regione Piemonte ha stanziato un fondo di emergenza, mentre i comuni della zona hanno iniziato a offrire aiuti concreti, come l’esenzione dalle rette per asili e mense. Tuttavia, queste misure emergenziali non risolvono le cause strutturali della crisi, legate a scelte aziendali e a un contesto produttivo profondamente mutato.
L’incontro tra i sindacati e l’amministratore delegato di Stellantis, Carlos Tavares, previsto per aprile, rappresenta una tappa cruciale per il futuro dell’indotto automobilistico torinese. La richiesta di assegnare a Mirafiori la produzione di nuovi modelli di auto e di rilanciare la progettazione e la ricerca in Italia è al centro del dibattito, con l’obiettivo di invertire una tendenza che vede l’Italia sempre più ai margini della produzione automobilistica europea.
La manifestazione organizzata a Torino sotto lo slogan ‘Il rilancio di Torino parte da Mirafiori’ esprime il forte legame tra la città e il suo storico stabilimento automobilistico, nonché la determinazione dei lavoratori e delle loro rappresentanze sindacali a lottare per un futuro industriale sostenibile e innovativo.
Nel contesto di una necessaria transizione energetica, la situazione di Torino e dello stabilimento di Mirafiori diventa emblematica delle sfide che il settore automobilistico italiano si trova ad affrontare: una crisi non solo economica, ma anche di identità produttiva, alla ricerca di un nuovo modello di sviluppo capace di coniugare innovazione e occupazione.