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Tragedia alla Centrale di Suviana: Recuperato l’Ultimo Corpo e Ipotesi sull’Esplosione
La comunità di Suviana è stata scossa da una tragedia senza precedenti, segnata dalla perdita di vite umane e dal ferimento grave di alcuni lavoratori. Dopo giorni di ricerca e ansia, è stato recuperato il corpo dell’ultimo disperso, un ex dipendente Enel di 68 anni, in pensione da un anno e mezzo dopo una carriera lunga 46 anni. La sua esperienza nel campo delle centrali idroelettriche era talmente riconosciuta che, nonostante il pensionamento, continuava a essere richiamato per consulenze. L’uomo, partito da Napoli, era giunto a Bologna per raggiungere la centrale di Suviana, affidandosi a un’auto noleggiata per l’ultimo tratto del viaggio.
L’esplosione, che ha portato alla morte dell’ex dipendente Enel e di altri lavoratori, ha lasciato in condizioni critiche tre persone, attualmente ricoverate in diversi ospedali del territorio. Stefano Bellabona, tecnico con ustioni su quasi metà corpo, è in rianimazione all’ospedale Maggiore di Parma, dove le sue condizioni rimangono stazionarie ma critiche. Un altro paziente, ferito gravemente nell’incidente, è sottoposto a cure intensive al Centro grandi ustionati dell’ospedale Bufalini di Cesena, con ustioni sul 20% del corpo. Sandro Busetto, invece, ricoverato a Pisa, è stato dichiarato fuori pericolo di vita.
Le Ipotesi sull’Origine dell’Esplosione
Le cause dell’esplosione sono al centro delle indagini, con diverse ipotesi prese in considerazione dagli esperti. Giovanni Toffolo, ex commissioning manager di Enel Green Power, ha proposto una teoria basata sul potenziale problema all’alternatore, che avrebbe potuto causare uno sbilanciamento critico. ‘Non ero lì, quindi le mie sono solo supposizioni’, ha dichiarato Toffolo, sottolineando tuttavia la preparazione e l’esperienza del team coinvolto nell’incidente, composto da professionisti di alto livello come Scandellari, Busetto e Bellabona.
Secondo Toffolo, l’incendio potrebbe essere scaturito da un problema legato all’unico punto della centrale in cui è presente olio, necessario per lubrificare la struttura dell’alternatore. Questa ipotesi suggerisce che un’improvvisa anomalìa, non rilevata dai sistemi di monitoraggio, abbia potuto causare l’esplosione. ‘Se i sensori che misurano le vibrazioni vedono uno scostamento eccessivo, il collaudo si ferma’, ha spiegato l’ex manager, facendo notare che, nonostante le precauzioni, il problema sarebbe stato improvviso e di difficile prevenzione.
Uno Sguardo alla Carriera dell’Esperto
Il professionista scomparso nell’incidente aveva dedicato gran parte della sua vita al settore energetico, specializzandosi nella riattivazione dei macchinari delle centrali idroelettriche. La sua competenza era tale che, anche dopo il pensionamento, la sua consulenza rimaneva di fondamentale importanza per progetti complessi e delicati. Lavorando per la Lab Engineering, una ditta di Ortona specializzata in metanodotti, impianti di perforazione, e tecnologie innovative, l’ex dipendente Enel ha continuato a offrire il suo prezioso contributo al settore energetico, testimoniando un impegno professionale e una passione ininterrotta fino agli ultimi giorni di vita.
La tragedia di Suviana ha messo in luce non solo i rischi connessi al lavoro in centrali di questo tipo ma anche l’importanza di monitorare costantemente le condizioni di sicurezza e di aggiornare le procedure di controllo. Le indagini in corso dovranno chiarire le dinamiche esatte dell’incidente, per prevenire che tragedie simili possano ripetersi in futuro. Intanto, la comunità e il mondo dell’energia piangono la perdita di professionisti altamente qualificati, la cui assenza lascia un vuoto incolmabile sia in campo professionale sia umano.
Le condizioni dei lavoratori sopravvissuti all’esplosione rimangono una preoccupazione primaria per le famiglie e per chi segue da vicino il caso. La solidarietà si estende a tutti i feriti e ai familiari delle vittime, in attesa di risposte chiare e di misure che possano garantire maggiore sicurezza in ambiti lavorativi ad alto rischio. Mentre il settore energetico riflette su queste tragiche perdite, emerge con forza la necessità di rivedere protocolli e sistemi di sicurezza, per assicurare che la vita umana sia sempre protetta al massimo grado possibile.