![Scandalo di corruzione a Bari: 65mila euro nascosti e arresti sconvolgono la politica locale 1 20240412 082302 1](https://masainews.it/wp-content/uploads/2024/04/20240412-082302-1.webp)
Indagini a Bari: scoperti 65mila euro nascosti e arresti per corruzione
Nel contesto di un’indagine che ha scosso le fondamenta della politica e dell’imprenditoria pugliese, le autorità hanno messo a segno un’operazione che ha portato all’arresto di figure chiave nel panorama locale. Al centro dello scandalo, Enzo Pisicchio, insieme a suo fratello Alfonsino, sono stati trovati in possesso di 65mila euro in contanti, abilmente occultati in un sacco dell’immondizia sul balcone di casa, durante una perquisizione avvenuta nel 2020.
Le accuse mosse dalla Procura di Bari delineano un quadro inquietante di corruzione, turbativa d’asta e un sistematico abuso di potere ai danni della pubblica amministrazione. Secondo gli inquirenti, i fratelli Pisicchio avrebbero usato la loro influenza politica per ottenere vantaggi illeciti, tra cui un pacchetto di assunzioni predeterminate, attestando così un modus operandi consolidato nel tempo.
Un sistema di corruzione radicato
Le investigazioni hanno messo in luce un articolato sistema di scambi e favori che coinvolgeva politici, imprenditori e funzionari pubblici. Un “contratto di programma”, così definito dagli stessi indagati, rappresentava la base di accordi sottobanco con imprese disposte a corrompere per ottenere finanziamenti milionari dalla Regione Puglia. In questo contesto, emerge la figura di Cosimo Napoletano, un sedicente broker assicurativo coinvolto nella stipulazione di fidejussioni false, di cui i Pisicchio erano presumibilmente a conoscenza.
Oltre ai Pisicchio, sono finiti agli arresti domiciliari altre figure di spicco, tra cui l’imprenditore Giovanni Riefoli e il dirigente comunale Francesco Catanese, quest’ultimo accusato di corruzione e turbativa d’asta per aver manipolato una gara da 5 milioni di euro. Le indagini descrivono come queste pratiche corrotte fossero diventate una consuetudine, tanto da essere discusse apertamente al telefono con codici e metafore come “pagare un gelato”.
False fatturazioni e finanziamenti illeciti
Il “metodo Pisicchio” sembrava funzionare a meraviglia, garantendo ai fratelli non solo finanziamenti illeciti per il loro partito, ma anche la possibilità di mantenere un solido pacchetto di voti grazie alle assunzioni pilotate. Un ruolo chiave era svolto nella creazione di un sistema di false fatturazioni, utilizzato dalle aziende per generare fondi neri e ottenere in cambio favori e agevolazioni.
Uno dei casi emblematici riguarda la BvTech spa, società attiva nel settore ITC e cybersecurity, che grazie all’intervento dei Pisicchio ottenne un finanziamento regionale di 9 milioni di euro. Le indagini hanno rivelato come fossero stati organizzati incontri strategici per assicurare alla BvTech posizioni di vantaggio in gare d’appalto, evidenziando il peso dell’influenza esercitata dai fratelli Pisicchio nelle dinamiche di potere regionali.
La reazione della politica e dell’opinione pubblica
La scoperta dei 65mila euro nascosti in un sacco dell’immondizia ha simboleggiato in modo crudo l’avidità e la corruzione che sembravano permeare certi strati della politica e dell’imprenditoria locale. Questo caso ha innescato un’ampia discussione sulla necessità di riforme e controlli più stringenti nella gestione della cosa pubblica, con l’opinione pubblica e le forze politiche che chiedono trasparenza e giustizia.
Le indagini sulla corruzione in Puglia aprono una finestra inquietante su un sistema di potere che sembra aver messo radici profonde, influenzando non solo l’economia locale ma anche la fiducia dei cittadini nelle istituzioni. Mentre i dettagli continuano a emergere, la comunità attende risposte concrete e misure efficaci per contrastare un fenomeno tanto diffuso quanto dannoso.