![La sentenza epocale della Corte Europea: quando la giustizia climatica diventa diritti umani 1 20240411 143150 1](https://masainews.it/wp-content/uploads/2024/04/20240411-143150-1.webp)
La sentenza della Corte europea che fa storia nella giustizia climatica
Una decisione storica è stata pronunciata dalla Corte europea dei diritti umani (Cedu), con sede a Strasburgo, Francia. Martedì 9 aprile, la Corte ha stabilito che non agire efficacemente contro la crisi climatica costituisce una violazione dei diritti umani. Questa sentenza segna un precedente importante nella lotta per la giustizia climatica, riconoscendo per la prima volta la responsabilità di uno Stato, la Svizzera, per ‘inazione climatica’.
La causa è stata sollevata da 2.500 donne facenti parte dell’associazione ‘Anziane per il clima’ (KlimaSeniorinnen), che hanno sottolineato la propria vulnerabilità agli effetti delle ondate di calore, aggravata dalla loro età e genere. Le donne hanno lamentato che le politiche adottate dal loro Paese non fossero sufficienti a garantire la loro protezione, compromettendo così il loro benessere e qualità di vita.
Un giudizio severo sulla politica climatica svizzera
Nonostante la Svizzera abbia impostato degli obiettivi climatici relativamente ambiziosi, la Cedu ha evidenziato come il Paese non sia riuscito a rispettare gli impegni presi sotto la Convenzione europea dei diritti umani in materia di cambiamenti climatici. Le lacune nelle politiche climatiche svizzere, inclusa l’incapacità di quantificare le riduzioni delle emissioni di gas serra, hanno portato a una riduzione effettiva delle emissioni ben inferiore agli obiettivi prefissati.
La Svizzera aveva promesso di ridurre le emissioni nocive del 20% rispetto ai livelli del 1990 entro il 2020, ma ha raggiunto soltanto un calo del 14%. Questo mancato raggiungimento degli obiettivi ha sollevato critiche significative sulla reale efficacia delle politiche ambientali del Paese.
La lotta per il futuro
Elisabeth Stern, una delle membri dell’associazione ‘Anziane per il clima’, ha espresso un sentimento di responsabilità verso le generazioni future. Fuori dal tribunale, ha dichiarato: «Sappiamo che statisticamente tra 10 anni non ci saremo più. Qualunque cosa facciamo ora, non la stiamo facendo per noi, ma per il bene dei nostri figli e dei loro figli». Queste parole sottolineano l’importanza di agire ora per salvaguardare il futuro del pianeta e delle prossime generazioni.
Casi respinti e la portata della sentenza
La Cedu ha respinto la domanda di ricorso presentata da sei giovani portoghesi, i quali avevano puntato il dito contro l’inazione climatica del loro e altri 32 governi europei. La motivazione della corte è stata che i sei giovani non avevano esaurito tutte le vie legali disponibili in Portogallo. Un destino simile è toccato a Damien Carême, ex sindaco francese, per motivazioni di inammissibilità del ricorso legate alla sua residenza.
Tuttavia, il successo ottenuto dalle donne svizzere rappresenta una vittoria significativa, che potrebbe avere ripercussioni su un centinaio di altri ricorsi simili attualmente pendenti in varie corti. La decisione della Cedu è riconosciuta a livello internazionale come estremamente influente, capace di scrivere un nuovo capitolo nella storia della giustizia climatica. La sentenza confuta l’idea che una corte internazionale non possa legiferare sugli obblighi climatici degli Stati, sottolineando come ogni azione, anche la più piccola, sia fondamentale nella lotta contro i cambiamenti climatici.
Questo storico verdetto della Corte europea dei diritti umani stabilisce un importante precedente legale, dimostrando che la lotta contro la crisi climatica non è solo una questione di politica ambientale, ma anche di diritti umani. Le ripercussioni di questa sentenza potrebbero influenzare profondamente le future politiche climatiche degli Stati, sottolineando la necessità di un’azione immediata e concreta per proteggere il pianeta e i suoi abitanti.