La critica feroce a Massimiliano Allegri: tra scelte discutibili e protezione mediatica
Il dibattito sull’operato di Massimiliano Allegri alla guida della Juventus si infiamma ulteriormente seguendo le recenti dichiarazioni del giornalista Alfredo Pedullà, le quali hanno gettato benzina su un fuoco già vivace. Secondo Pedullà, l’allenatore bianconero è stato eccessivamente protetto dai media, nonostante le evidenti responsabilità nel momento negativo che sta attraversando la squadra torinese. Una critica che non risparmia colpi, puntando il dito contro le scelte tecniche e tattiche di Allegri, reo, a detta del giornalista, di aver compromesso la prestigiosa storia della Vecchia Signora.
Il caso specifico sollevato da Pedullà riguarda l’utilizzo di Nikola Sekulov, giovane attaccante classe 2002, gettato nella mischia negli ultimi minuti della partita contro la Lazio, con l’accusa di non essere riuscito a coprire adeguatamente Marusic, consentendogli di segnare di testa. Una scelta che, secondo il giornalista, dimostra l’approccio troppo difensivo e poco coraggioso di Allegri, il quale avrebbe trascurato opzioni offensive più valide come Federico Chiesa e Moise Kean.
La gestione degli attaccanti: una questione aperta
Il fulcro della polemica sta nella gestione dell’attacco da parte di Allegri. Pedullà sottolinea come l’allenatore abbia a disposizione tre attaccanti, ma scelga di non utilizzarli insieme, preferendo un’impostazione di gioco che Pedullà descrive come indegna della storia e del blasone della Juventus. La decisione di escludere Chiesa e Kean, secondo il giornalista, riflette una visione calcistica troppo cauta, che non solo limita le potenzialità offensive della squadra, ma ne mina anche lo spirito combattivo.
Queste scelte sono percepite come un sintomo di una più ampia crisi di identità della Juventus sotto la guida di Allegri, un allenatore che, nonostante i successi passati, sembra ormai lontano dai fasti di un tempo. La critica non risparmia riferimenti alla presunta copertura mediatica di cui gode Allegri, descritta come un’offesa all’intelligenza dei tifosi e degli appassionati di calcio, i quali sarebbero perfettamente capaci di formarsi un’opinione indipendente sulle prestazioni della loro squadra.
Un rigore controverso e la questione della ‘provincializzazione’
Un altro aspetto controverso sollevato da Pedullà riguarda un episodio specifico della partita contro la Lazio, in cui la Juventus avrebbe dovuto subire un rigore per un fallo su Zaccagni. Questo episodio è utilizzato dal giornalista per sottolineare la fortuna di cui, a suo dire, beneficia Allegri, non solo in termini di decisioni arbitrali, ma anche per quanto riguarda il giudizio della critica e dei media.
La narrazione di Pedullà pone l’accento sulla percezione di Allegri come un allenatore che tratta la Juventus ‘come la peggiore delle provinciali’, adottando un atteggiamento eccessivamente difensivo e rinunciatario. Un’accusa pesante, che mette in discussione non solo le scelte tattiche dell’allenatore ma anche la sua capacità di ispirare e guidare una squadra con l’ambizione e la storia della Juventus.
Le reazioni del mondo del calcio
Le dichiarazioni di Pedullà hanno inevitabilmente scatenato un ampio dibattito, con reazioni contrastanti che riflettono la polarizzazione delle opinioni su Allegri e il suo approccio alla guida della Juventus. Mentre alcuni difendono l’allenatore, sottolineando le difficoltà legate a infortuni e a una rosa in fase di rinnovamento, altri condividono la critica di Pedullà, accusando Allegri di non essere all’altezza del compito.
Il dibattito si inserisce in un contesto più ampio di riflessione sul calcio italiano e sulle dinamiche che influenzano la percezione pubblica degli allenatori e delle loro scelte. In questo scenario, la voce di Pedullà emerge come un monito contro la facilità con cui l’opinione pubblica, influenzata dalla copertura mediatica, può essere indotta a sopravvalutare o sottovalutare le responsabilità di un allenatore nel successo o nel fallimento di una squadra.