Il “decreto Salvini” e le nuove norme per la sanatoria edilizia
Nel panorama legislativo italiano si apre un nuovo capitolo dedicato alla regolarizzazione delle anomalie edilizie, grazie all’approvazione del cosiddetto “decreto Salvini”. Una svolta significativa per i proprietari di immobili che, fino a ora, hanno convissuto con l’incubo di possibili sanzioni per irregolarità, spesso minime, rispetto al progetto originario. Il decreto introduce una serie di correzioni legittime per una vasta gamma di difformità, dalla dimensione dei muri interni all’ampiezza delle finestre, passando per porte e altre variazioni strutturali non conformi alle indicazioni progettuali iniziali.
Secondo le linee guida del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (Mit), il decreto stabilisce un regime di tolleranza costruttiva che permette di sanare difformità fino a una certa percentuale, che varia in relazione alla grandezza dell’immobile. Questo meccanismo di pace edilizia prevede che ogni variazione, in termini di altezza, distacchi dalla proprietà confinante, cubatura o superficie, che non superi la percentuale stabilita, possa essere considerata non un abuso, ma una semplice correzione.
Difformità formali e interne: quali sono le novità?
Il decreto distingue principalmente tra difformità di natura formale e difformità interne. Le prime riguardano le discrepanze tra il progetto depositato e la realizzazione effettiva dell’immobile, spesso dovute a interpretazioni ambigue della normativa vigente. La seconda categoria, invece, si riferisce a modifiche effettuate all’interno di singole unità abitative, come la trasformazione di un muro in una porta, o lo spostamento di un tramezzo, che non hanno ricevuto una previa autorizzazione.
Queste modifiche, spesso risultato di interventi effettuati nel corso degli anni, hanno creato una situazione di incertezza per molti proprietari, che ora potranno beneficiare di una sorta di amnistia per regolarizzare la loro posizione. Il decreto prevede anche la possibilità di sanare difformità che, al momento della loro realizzazione, avrebbero potuto essere regolarizzate, ma che oggi si trovano in contrasto con la normativa a causa della rigida interpretazione della “doppia conforme”.
Eccezioni e limitazioni del decreto
Nonostante l’ampio raggio d’azione, il decreto pone alcune limitazioni. In particolare, per gli immobili situati in zone sismiche, ambientali, paesaggistiche o storico-culturali protette, le deroghe saranno possibili solo previa acquisizione dei necessari permessi dalle autorità competenti. Questa precauzione mira a garantire che le modifiche apportate non compromettano l’integrità e il valore dei luoghi soggetti a tutela speciale.
La novità introdotta dal “decreto Salvini” rappresenta dunque un passo importante verso la semplificazione delle pratiche edilizie e la risoluzione di un problema che da anni pesa sui proprietari di immobili in Italia. Con questa mossa, il governo intende non solo regolarizzare situazioni di fatto consolidate, ma anche inviare un segnale di apertura e flessibilità verso le esigenze dei cittadini, nel rispetto delle normative vigenti.
La speranza è che questa iniziativa possa contribuire a ridurre il carico burocratico sui proprietari e facilitare il processo di sanatoria per le piccole irregolarità edilizie, promuovendo così un ambiente costruttivo più sano e regolamentato. Tuttavia, resta fondamentale per i proprietari interessati informarsi adeguatamente e procedere con la regolarizzazione delle loro proprietà nel rispetto delle nuove disposizioni.