Pellegrini alla guida della Slovacchia: un cambiamento epocale
Le elezioni presidenziali in Slovacchia hanno segnato un punto di svolta nella storia politica del paese, consegnando la vittoria a Peter Pellegrini. Ex primo ministro e figura di spicco della coalizione russofila, euroscettica e nazionalista, Pellegrini ha ottenuto il 53.85% dei voti, superando così il suo avversario, Ivan Korcok, che si è fermato al 46.14%. Questo risultato non solo cambia il volto della presidenza slovacca ma segna anche una deviazione significativa dalla linea politica europeista che aveva caratterizzato il mandato del Capo di Stato uscente, Zuzana Caputova.
Caputova, nota per le sue posizioni progressiste e filo-europee, ha deciso di non ricandidarsi dopo un primo mandato segnato da minacce di morte e pressioni. La sua decisione ha paradossalmente aperto la porta al suo acerrimo nemico politico, Robert Fico, e alla sua coalizione, permettendo loro di consolidare il potere senza incontrare grandi ostacoli costituzionali. La vittoria di Pellegrini non solo riafferma la posizione di Fico ma potrebbe anche influenzare l’equilibrio politico all’interno dell’Unione Europea, favorendo i partiti estremisti.
Un futuro preoccupante per la Slovacchia?
Secondo numerosi analisti e membri dell’opposizione, l’esito delle elezioni presidenziali potrebbe mettere a rischio la democrazia liberale in Slovacchia. Tomas Korzok, analista politico, ha espresso preoccupazioni sul futuro del paese, suggerendo che la Slovacchia potrebbe seguire “la strada di Orban”, in riferimento al modello politico ungherese che ha visto un progressivo affievolimento dello stato di diritto sotto la guida di Viktor Orban. La politica di Fico ha già mostrato affinità con quella del leader ungherese, specie nel rifiuto di sostenere l’Ucraina contro l’aggressione russa e nella proposta di leggi volte a rafforzare il controllo governativo su media e organizzazioni non governative.
Le proposte legislative avanzate dall’esecutivo slovacco hanno sollevato una serie di proteste. Una mira a dare al governo il controllo diretto sulle nomine ai vertici dell’emittente nazionale pubblica, mentre l’altra etichetta come “organizzazioni con supporto straniero” quelle ONG che ricevono finanziamenti esteri superiori a 5.000 euro annui. Queste misure, che trovano un precedente nell’Ungheria di Orban, minacciano di erodere ulteriormente lo stato di diritto in Slovacchia.
Implicazioni europee e internazionali
La vittoria di Pellegrini non solo ridefinisce il panorama politico slovacco ma potrebbe avere conseguenze significative anche a livello europeo. L’ascesa al potere di una coalizione russofila ed euroscettica a Bratislava potrebbe infatti rafforzare la posizione di Viktor Orban all’interno dell’UE, specialmente dopo la sconfitta dei nazionalisti polacchi di Legge e Giustizia. Inoltre, il successo di Pellegrini rappresenta una buona notizia per il presidente russo Vladimir Putin, visto che potrebbe portare Bratislava a contrapporsi più frequentemente a Bruxelles e ad avvicinarsi a Mosca.
Il risultato delle elezioni presidenziali slovacche potrebbe inoltre essere indicativo di tendenze politiche più ampie all’interno dell’Unione Europea, in particolare alla vigilia delle elezioni europee di giugno. L’emergere di formazioni populiste in Europa Orientale potrebbe rappresentare una sfida significativa per l’UE, che si trova a dover gestire una crescente polarizzazione politica interna. La vittoria di Pellegrini, dunque, non riguarda solo la Slovacchia ma potrebbe avere ripercussioni ben oltre i suoi confini, influenzando il futuro politico dell’intera Unione Europea.
La situazione politica in Slovacchia è un chiaro esempio di come le dinamiche interne di un paese possano avere effetti a catena su scala internazionale. Mentre Bratislava si prepara a navigare in queste acque politiche turbolente, il mondo osserva attentamente, consapevole che le decisioni prese oggi potrebbero plasmare l’Europa di domani.