Il dibattito sul trattamento della disforia di genere a Careggi solleva questioni nazionali
L’ospedale di Careggi, situato nel cuore di Firenze, è da anni al centro dell’attenzione per il suo approccio innovativo nel trattamento della disforia di genere, una condizione che porta individui a sperimentare un profondo disagio per la discrepanza tra il loro genere percepito e il sesso assegnato alla nascita. La struttura ospedaliera è nota per l’impiego di triptorelina, un farmaco che interrompe temporaneamente la pubertà, dando tempo ai giovani pazienti di riflettere sulla loro identità di genere prima di intraprendere eventuali percorsi di transizione. Tuttavia, recentemente, questa pratica è stata oggetto di critiche e indagini, in particolare da parte di Maurizio Gasparri, capogruppo di Forza Italia al Senato, che ha espresso preoccupazioni sulla correttezza delle procedure adottate dall’ospedale.
Gasparri, noto per le sue posizioni cautelative su tematiche legate all’LGBTQIA+, ha richiesto un’indagine al Ministro della Salute, Orazio Schillaci, che ha prontamente inviato ispettori a Careggi il 23 e il 24 gennaio, analizzando i casi di 85 pazienti trattati negli ultimi anni. Dopo un accurato esame, la commissione ha rilevato alcune violazioni delle regole che hanno sollevato interrogativi sulla gestione dei trattamenti per la disforia di genere, soprattutto per quanto riguarda i minori.
Le violazioni rilevate e le conseguenze
Le indagini hanno evidenziato tre principali aree di criticità: il mancato rispetto della determina Aifa n. 21756/2019, che impone il supporto psichiatrico obbligatorio prima di iniziare il trattamento con triptorelina; la mancata trasmissione dei dati relativi ai trattamenti alla stessa Aifa; e questioni organizzative legate al ruolo del neuropsichiatra infantile nel percorso di presa in carico dei pazienti. Queste scoperte hanno portato a un invito rivolto alla Regione Toscana affinché adotti azioni correttive precise entro un termine definito, al fine di risolvere le inadempienze identificate.
Gasparri ha dichiarato di aver ricevuto con soddisfazione la notizia delle indagini e delle azioni intraprese, sottolineando l’importanza di garantire una adeguata assistenza neuropsichiatrica specializzata ai minori che si avvalgono di trattamenti così significativi. Il senatore ha espresso preoccupazione per la possibilità che decisioni così impattanti sulla vita dei giovani pazienti possano essere prese senza una piena consapevolezza delle loro conseguenze, evidenziando la necessità di un supporto specializzato prima di iniziare qualsiasi trattamento farmacologico per la disforia di genere.
Le reazioni dell’ospedale e le prossime mosse
La direzione dell’ospedale di Careggi non ha ancora rilasciato dichiarazioni ufficiali in merito alle indagini e alle criticità riscontrate. La Regione Toscana è stata invitata a implementare le correzioni richieste, e si attendono ulteriori sviluppi sulla questione. La procura, inoltre, ha ricevuto la relazione e valuterà le possibili implicazioni legali delle violazioni identificate.
L’attenzione mediatica e politica suscitata da questa vicenda evidenzia la complessità e la delicatezza dei trattamenti per la disforia di genere, specialmente quando riguardano minori. La discussione si inserisce in un contesto nazionale e internazionale sempre più attento ai diritti e alle esigenze delle persone transgender, sottolineando la necessità di un approccio accurato, rispettoso e basato su solide evidenze scientifiche e cliniche. La risposta dell’ospedale di Careggi e delle autorità sanitarie regionali e nazionali sarà determinante per definire le future linee guida e i protocolli di trattamento per la disforia di genere in Italia, con l’obiettivo di garantire il benessere e la sicurezza di tutti i pazienti coinvolti.
Nel frattempo, la commissione ispettiva del Ministero della Salute ha sottolineato l’importanza di un’adeguata formazione del personale medico e assistenziale e di un’informazione corretta e accessibile ai pazienti e alle loro famiglie, al fine di navigare le complesse questioni legate alla disforia di genere con la massima consapevolezza e sensibilità. Questo caso potrebbe segnare un punto di svolta nella gestione delle pratiche mediche legate alla transizione di genere in Italia, ponendo le basi per un approccio più inclusivo, informato e centrato sui pazienti.