Nella giornata odierna, la Corte d’Assise di Milano ha preso una decisione significativa durante il processo che vede imputato Alessandro Impagnatiello per il femminicidio di Giulia Tramontano, la sua ex fidanzata incinta. Al centro dell’udienza, le testimonianze dei medici legali e dei consulenti, con un focus particolare sulle circostanze tragiche che hanno portato alla morte della giovane donna e del suo bambino non ancora nato.
Il procedimento giudiziario ha assunto un carattere di riservatezza quando la corte ha optato per la chiusura delle porte durante la proiezione delle immagini relative al corpo senza vita di Tramontano e all’autopsia. Questa decisione ha temporaneamente escluso dalla sala pubblico e giornalisti, che sono stati successivamente riammessi. Da notare l’assenza dei familiari durante questo momento particolarmente doloroso.
Dettagli Scioccanti Emergono in Aula
Secondo la ricostruzione presentata, Giulia Tramontano ha trovato la morte nella loro abitazione a Senago, uccisa da Impagnatiello con 37 coltellate. L’aggressore, dopo aver cercato un luogo in cui nascondere il corpo, ha tentato di bruciarlo prima che fosse ritrovato in alcuni box a breve distanza dalla loro casa. Nicola Galante, il medico legale, ha fornito dettagli agghiaccianti: «É morta a causa di una massiva emorragia acuta provocata da lesioni vascolari cervico-toraciche inflitte con un’arma da taglio». Ha inoltre aggiunto che «la morte del feto è successiva alla morte della madre», sottolineando l’assenza di lesioni da difesa sul corpo della vittima.
Il dolore e l’indignazione della famiglia Tramontano rimangono palpabili, come evidenziato dalle dichiarazioni diffuse sui social network. Franco Tramontano, padre di Giulia, ha espresso il suo strazio: «Nulla ci restituirà Giulia, abbiamo gridato a voce alta, lo faremo ancora, affinché sia fatta giustizia. Giustizia per lei e Thiago». Questo sentimento è stato ribadito anche dalla madre e dal fratello della vittima, manifestando una determinazione incrollabile nel perseguire giustizia.
Un Veleno nel Calice della Vita
Elementi inquietanti sono emersi riguardo agli ultimi mesi di vita di Giulia Tramontano, segnatamente l’incremento della somministrazione di bromadiolone, un potente anticoagulante utilizzato come rodenticida. Tale sostanza, secondo il tossicologo Mauro Minoli, potrebbe aver contribuito al tragico epilogo. Minoli ha riferito che «sembra esserci stato un aumento» nell’assunzione di questa sostanza letale, la quale può indurre la morte per emorragia. Nonostante l’impossibilità di determinare con precisione il momento della prima somministrazione, è stato chiaro che l’esposizione è avvenuta nell’arco di almeno due mesi e mezzo.
Il tossicologo, davanti alla Procuratrice Menegazzo, ha delineato un quadro preoccupante, riferendo che il bromadiolone presenta un gusto amaro e può causare effetti collaterali quali mal di stomaco e piccole emorragie gastriche. Questi sintomi trovano riscontro nelle lamentele espresse da Giulia già a dicembre del 2022, quando in chat condivideva il proprio malessere e una percezione alterata del gusto, testimoniata anche dalla sorella Chiara nell’udienza precedente.
La Comunità e la Ricerca di Giustizia
La tragedia di Giulia Tramontano ha suscitato una forte reazione non solo tra i suoi cari ma anche nella comunità più ampia, che segue con attenzione le vicende del processo. La ricerca di giustizia per Giulia e il piccolo Thiago diventa un simbolo di lotta contro la violenza sulle donne e l’indifferenza che troppo spesso circonda questi casi. La speranza è che la verità emerga in tutta la sua crudezza per non dimenticare e per fare in modo che simili tragedie non si ripetano.
Il processo a carico di Alessandro Impagnatiello prosegue, con la società civile e i media attenti ad ogni sviluppo. La memoria di Giulia e la vita negata a Thiago rimangono vive nel cuore di chi chiede giustizia, in un appello che va oltre il singolo caso, toccando le corde profonde del diritto alla vita e al rispetto. In questa dolorosa vicenda si riflette il bisogno imperativo di una presa di coscienza collettiva e di azioni concrete per proteggere le vittime e prevenire futuri atti di violenza.