La Riscossa di Ravenna: Una Battaglia per le Torri Hamon
Nonostante le raffiche di vento che hanno caratterizzato la giornata di Pasquetta, una folla di cittadini, artisti e rappresentanti di diverse associazioni si è radunata in piazza del Popolo a Ravenna, dando vita a un vibrante presidio. L’obiettivo? Opporsi alla decisione di Eni di demolire le torri Hamon, due strutture storiche dell’ex stabilimento Sarom che costeggiano il canale Candiano. Un secondo raduno è stato annunciato per domenica 7 aprile in Darsena, segnale di un movimento in crescita contro la perdita di questi manufatti industriali.
Il presidio ha visto la partecipazione di Italia Nostra, Fai, l’Accademia di Belle Arti di Ravenna, l’associazione Dis-Ordine, Potere al Popolo e Ravenna in Comune, tutti uniti nel chiedere un intervento delle istituzioni per preservare le torri. La ragione dietro questa mobilitazione risiede nella convinzione che la demolizione, pur giustificata da Eni per motivi di sicurezza legati alla vetustà e allo stato di conservazione delle strutture, rappresenti un’irreparabile perdita di memoria storica e culturale per la città.
Una Memoria da Salvare
Il messaggio portato avanti dai manifestanti è chiaro: “Salviamo le torri Hamon, senza memoria non c’è futuro”. Tra le voci che si sono levate in difesa delle torri, alcune hanno persino suggerito un paragone audace, affermando che, seguendo la logica della demolizione, “si potrebbero abbattere anche San Vitale e il Battistero degli Ariani”. Queste parole rivelano la profondità del legame che lega la comunità a queste costruzioni, percepite non solo come semplici strutture, ma come simboli viventi della storia e dell’identità ravennate.
Italia Nostra ha sottolineato il valore architettonico delle torri Hamon, proponendole come candidati ideali per una riconversione che potrebbe rivitalizzare l’area della Darsena, apportando benefici in termini di turismo, economia e occupazione. Tuttavia, al di là degli aspetti pratici, emerge un appello più profondo, una richiesta di “gesto di civiltà” che tiene conto del sentimento della comunità, desiderosa di non vedere cancellata la propria storia, anche quella più tormentata.
La Voce dei Cittadini e le Proposte per il Futuro
Ivano Mazzani, ravennate e curatore di eventi culturali, ha espresso il proprio disagio di fronte alla prospettiva della demolizione, rivendicando le torri come simbolo di una storia industriale che, nonostante le sue ombre, merita di essere ricordata e valorizzata. La sua testimonianza pone l’accento sulla necessità di una visione che sappia integrare il passato industriale con progetti futuri, come quelli legati alle energie rinnovabili, senza per questo sacrificare i segni tangibili della memoria collettiva.
Da parte sua, Gianfranco Spadoni, esponente di Lista per Ravenna, ha messo in evidenza il dibattito acceso che si è sviluppato attorno al destino delle torri, sottolineando come queste rappresentino un capitolo importante della storia e della tradizione industriale della città. La sua riflessione si estende alle potenzialità dell’area ex Sarom, che avrebbe potuto essere valorizzata diversamente, per esempio migliorando i collegamenti con il porto e coniugando le necessità economiche e turistiche della città con il rispetto per il suo patrimonio storico e culturale.
In questo contesto, il dibattito su cosa fare dell’area ex Sarom e delle torri Hamon si inserisce in una questione più ampia, quella del bilanciamento tra sviluppo e conservazione. Ravenna si trova di fronte a una scelta che non riguarda solo il destino di due costruzioni industriali, ma che tocca il cuore della sua identità e del suo futuro. La speranza è che, attraverso il dialogo tra cittadini, istituzioni e aziende, possa emergere una soluzione che rispetti la storia e le aspirazioni di una comunità fortemente legata alle sue radici.