Equilibrio nelle classi e festività religiose: tra regole e integrazione
La questione dell’equilibrio tra studenti italiani e stranieri nelle classi scolastiche e l’osservanza delle festività religiose diventa argomento di dibattito nazionale, coinvolgendo figure istituzionali e accademiche in una riflessione più ampia sui valori dell’integrazione e del rispetto delle norme. ‘Non ne faccio una questione ideologica, ma di regole. Se non si può, non si può’, afferma con pragmatismo il presidente del Senato Ignazio La Russa, evidenziando il caso specifico di una scuola a Pioltello che ha optato per la chiusura durante l’ultima giornata del Ramadan.
La Russa sottolinea come il rispetto delle regole sia fondamentale e che, qualora queste permettessero di celebrare il Ramadan, sarebbe stato appropriato farlo. Questa posizione rispecchia un approccio che privilegia il rispetto delle normative vigenti nel contesto di una società multiculturale.
La posizione di Fratelli d’Italia e Forza Italia
Dal canto suo, Fabio Rampelli, vicepresidente della Camera dei deputati e esponente di Fratelli d’Italia, richiama l’attenzione sull’esistenza di ‘situazioni di pesante squilibrio’ nelle scuole, dove spesso gli studenti italiani e italofoni diventano minoranza. Rampelli ricorda inoltre come, già in passato, fossero stati introdotti dei limiti numerici alla presenza di studenti stranieri per classe, con l’obiettivo di favorire un’integrazione efficace e prevenire il rallentamento nell’apprendimento. Queste misure, secondo Rampelli, avrebbero dovuto contribuire a evitare la formazione di ‘classi ghetto’.
Maurizio Gasparri, presidente dei senatori di Forza Italia, interviene sulla questione evidenziando come la chiusura delle scuole per festività religiose non riconosciute dallo Stato italiano, quali il Ramadan, non sia ammissibile secondo le norme fondamentali della Repubblica. Gasparri fa riferimento ai principi costituzionali e ai diritti fondamentali che prevalgono su qualsiasi culto, sottolineando l’assenza di un concordato con il culto islamico che possa giustificare simili decisioni.
La risposta accademica: tra apertura e inclusività
Contrastando le posizioni governative, emerge la lettera aperta alla comunità accademica da parte del rettore dell’Università per stranieri di Siena, Tomaso Montanari. Montanari propone una visione di inclusione culturale e apertura, affermando che la cultura islamica non rappresenta una minaccia ma un arricchimento per l’identità occidentale. La scelta di sospendere le lezioni durante importanti festività religiose musulmane viene presentata come un gesto di amicizia e condivisione, in un contesto globale che necessita di segnali di pluralità e inclusione.
Montanari, inoltre, sottolinea l’importanza di superare le logiche di appartenenza e le strategie colonialistiche per costruire una cittadinanza mondiale, riferendosi agli obiettivi del suo mandato rettorale che includono la costruzione di relazioni al di là dei canali diplomatici tradizionali.
Il Governo e il dibattito sull’inclusività nelle università
Le iniziative a favore dell’inclusività e della valorizzazione della diversità culturale, tuttavia, si scontrano con il parere del Governo. La ministra dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini, critica apertamente le scelte che portano a forme di esclusione o boicottaggio, sottolineando come queste siano estranee alla tradizione e alla cultura degli atenei italiani, storicamente ispirati all’apertura e all’inclusività. La ministra fa riferimento specifico alla decisione della Scuola Normale Superiore di Pisa di invitare a riconsiderare un bando in cooperazione con Israele, enfatizzando la necessità di mantenere un approccio aperto e inclusivo.
In questo scenario di confronto tra visioni diverse, emerge la complessità della gestione dell’integrazione culturale e religiosa nel contesto educativo e accademico italiano. Le sfide poste dall’equilibrio tra rispetto delle norme e promozione dell’inclusività riflettono la ricerca di un equilibrio dinamico, capace di rispondere alle esigenze di una società sempre più multiculturale.