Nella notte, la Striscia di Gaza è stata nuovamente teatro di violente operazioni militari: almeno 75 palestinesi, tra cui numerose donne e bambini, hanno perso la vita nei raid israeliani. Il ministero della Sanità di Gaza City ha confermato il tragico bilancio, evidenziando la gravità della situazione umanitaria che si aggrava di ora in ora. Tra le aree colpite, spicca il bombardamento nei pressi della rotonda del Kuwait, a Gaza, dove un gruppo di civili in attesa di aiuti umanitari è stato falciato, causando 17 morti e 30 feriti.
La risposta israeliana non si è fatta attendere nemmeno sul fronte delle operazioni mirate, con l’eliminazione di un esponente di spicco di Hezbollah nel sud del Libano, a conferma dell’estensione regionale del conflitto. L’Idf ha annunciato la morte di Ismail Ali al-Zin, comandante dell’unità missilistica anticarro, sottolineando la sua responsabilità in numerosi attacchi contro civili e forze di sicurezza israeliane.
Gli sviluppi diplomatici e la situazione interna israeliana
Parallelamente alla tensione bellica, il panorama politico israeliano mostra segni di forte preoccupazione. Il primo ministro Benjamin Netanyahu, recentemente operato per un’ernia, ha ribadito la determinazione di Israele nel proseguire le operazioni militari, nonostante le critiche interne. Yair Lapid, leader dell’opposizione, ha espresso il suo allarme per lo stato del Paese, sottolineando l’inopportunità di elezioni in un momento così critico.
Netanyahu ha inoltre sottolineato l’importanza di continuare i negoziati per la liberazione degli ostaggi, pur riconoscendo che Hamas sarebbe il principale beneficiario di un’eventuale pausa elettorale. Questa posizione si inserisce in un contesto di crescente pressione internazionale per una soluzione diplomatica che possa portare a un cessate il fuoco.
La reazione internazionale e le operazioni militari
La comunità internazionale osserva con crescente preoccupazione gli sviluppi del conflitto. Il Papa, nel suo messaggio pasquale, ha chiesto uno scambio di prigionieri “tutti per tutti” e un accesso facilitato agli aiuti umanitari a Gaza, mentre gli Stati Uniti, secondo quanto riportato dal Wall Street Journal, temono che la loro cooperazione con Israele possa aver contribuito indirettamente alle vittime civili palestinesi.
Intanto, sul campo, la situazione resta critica. L’Idf ha annunciato operazioni nell’area dell’ospedale di Shifa, nel cuore della Striscia di Gaza, dove sarebbero state scoperte armi nascoste nei letti e nei cuscini del reparto maternità. Questa rivelazione segue l’uccisione, in precedenti operazioni, di esponenti di Hamas nascosti all’interno della stessa struttura. L’esercito israeliano ha assicurato di aver evacuato civili e personale medico prima di procedere con le operazioni, in un tentativo di ridurre i danni a persone innocenti.
La risposta di Hamas e le prospettive future
Hamas, da parte sua, ha condannato fermamente il sostegno militare e politico degli Stati Uniti a Israele, definendolo una “collaborazione nella brutale guerra di sterminio” in corso a Gaza. Il movimento islamista ha chiesto alla comunità internazionale di intervenire per fermare l’aggressione e di portare Israele a rispondere delle violazioni e dei crimini contro l’umanità commessi.
La situazione economica si aggiunge alle preoccupazioni: il ministro del commercio turco ha registrato un crollo del volume degli scambi commerciali con Israele, evidenziando l’ampio impatto del conflitto anche sul piano economico.
Nonostante gli appelli internazionali e le iniziative diplomatiche in corso, tra cui i negoziati al Cairo, la strada verso una soluzione pacifica sembra ancora lunga e tortuosa. Le operazioni militari continuano senza sosta, con le forze israeliane che procedono nelle loro attività operative, mentre la popolazione civile paga il prezzo più alto di questo tragico conflitto.