Con il mondo che osserva attentamente gli sviluppi del conflitto a Gaza, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha deciso di compiere un passo significativo, inviando una delegazione a Washington la prossima settimana. Questa mossa arriva dopo un periodo di crescenti tensioni tra Israele e il suo storico alleato, gli Stati Uniti, sotto la guida del presidente Joe Biden. La decisione di Netanyahu segna un tentativo di riallacciare i rapporti con l’amministrazione americana, in un momento in cui la strategia israeliana a Gaza è sotto il microscopio internazionale.
Un cambio di rotta necessario
Il premier israeliano ha compiuto questo importante dietrofront dopo aver inizialmente cancellato l’invio della delegazione, una decisione che aveva sollevato non poche perplessità. La delegazione, guidata da figure chiave come il ministro per gli Affari strategici Ron Dermer e il capo della Sicurezza nazionale Tzachi Hanegbi, entrambi stretti collaboratori di Netanyahu, avrà il compito di discutere le criticità dell’operazione militare israeliana a Rafah. La richiesta di questa visita era stata espressa da Biden nell’ultima conversazione con Netanyahu, un dialogo descritto come problematico.
Le relazioni israelo-americane al bivio
La tensione tra Israele e gli Stati Uniti era palpabile, con l’amministrazione Biden che prendeva le distanze dall’operazione militare israeliana, soprattutto per quanto riguarda un potenziale attacco via terra a Rafah. Le preoccupazioni americane si concentrano sul rischio di ulteriori perdite civili, un tema sensibile che ha riacceso il dibattito interno negli USA. Il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant ha sottolineato che, nonostante le tensioni, «le relazioni di sicurezza con gli Stati Uniti sono forti e lo resteranno», cercando di rassicurare sia alleati che detrattori.
Un’opinione pubblica americana divisa
La questione di Gaza ha provocato un notevole dissenso tra l’opinione pubblica americana, con un recente sondaggio di Gallup che evidenzia come il 55% dei cittadini USA disapprovi l’azione militare israeliana nella Striscia. Questo dato segna un aumento di 10 punti percentuali rispetto a quattro mesi fa, con un calo di approvazione che attraversa tutti i principali gruppi partitici negli Stati Uniti. Di fronte a questa evidente frattura nell’opinione pubblica, l’amministrazione Biden si trova a dover navigare in acque molto turbolente, cercando di bilanciare la sua posizione internazionale con le aspettative dei suoi elettori.
Le critiche internazionali e le accuse di crimini di guerra
Intanto, le critiche internazionali nei confronti di Israele si intensificano. L’alto commissario per i diritti umani delle Nazioni Unite, Volker Türk, ha rilasciato dichiarazioni forti, suggerendo che lo Stato ebraico potrebbe essere responsabile di una catastrofe umanitaria a Gaza e che l’uso della fame come arma sarebbe, se confermato da un tribunale internazionale, un crimine di guerra. Queste affermazioni, unitamente all’ordine della Corte internazionale di giustizia dell’Aia di aprire ulteriori valichi per consentire l’ingresso di aiuti umanitari a Gaza, mettono Israele sotto una pressione globale senza precedenti.
La reazione di Israele e il futuro dei rapporti con l’ONU
In risposta alle crescenti pressioni, il ministro degli Esteri israeliano Israel Katz ha lanciato un appello provocatorio al segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, invitandolo a «guardare e vergognarsi». Katz ha sottolineato le azioni di Israele contro i miliziani della Jihad islamica, portando come esempio un video in cui un miliziano ammette di aver commesso violenze. Questa tensione tra Israele e l’ONU riflette la complessità e la profondità della crisi in atto, sottolineando quanto sia critico per la comunità internazionale trovare una via d’uscita dalla spirale di violenza.
La visita della delegazione israeliana a Washington rappresenta quindi un momento chiave nel tentativo di ricostruire i ponti tra Israele e gli Stati Uniti. La gestione delle relazioni bilaterali in questo delicato contesto geopolitico sarà determinante non solo per il futuro della regione ma anche per l’equilibrio delle forze internazionali. Mentre Netanyahu cerca di navigare tra le pressioni interne e le aspettative internazionali, gli occhi del mondo sono puntati sulla risposta dell’amministrazione Biden e sulle prossime mosse sulla scacchiera globale.