La controversia tra Giorgia Meloni e Luciano Canfora accende il dibattito sulla libertà di espressione
Nella temperie politica italiana, la disputa legale tra la premier Giorgia Meloni e lo storico Luciano Canfora si carica di significati che vanno oltre il mero confronto tra personalità pubbliche. La querela per diffamazione presentata da Meloni nei confronti di Canfora, reo di averla definita ‘neonazista nell’animo’ durante un incontro a Bari nell’aprile del 2022, solleva questioni profonde relative alla libertà di critica e alla tolleranza politica.
Le accuse di Canfora, che non si è tirato indietro neanche di fronte al processo per diffamazione in programma il 16 aprile, si basano su una ‘valutazione politica’ che, secondo lui, rimane ‘oggettiva’. Il professore, noto per le sue posizioni di sinistra, ha ulteriormente infiammato la discussione con dichiarazioni audaci riguardo le radici politiche di Meloni, riferendosi alla sua discendenza dal Movimento Sociale Italiano, legato alla Repubblica sociale italiana e, quindi, al Terzo Reich.
Un dibattito che si estende alla società civile
La reazione alla querela di Meloni non si è limitata al confronto diretto con Canfora, ma ha innescato un ampio dibattito pubblico, coinvolgendo giornalisti, accademici e varie associazioni. Il giornalista Massimo Gramellini, sul Corriere della Sera, ha espresso la speranza che Meloni possa decidere di ritirare la querela, in quanto ‘da una presidente del Consiglio ci si aspetta che rinunci a trascinarsi dietro le vecchie querele’.
La solidarietà nei confronti di Canfora si è manifestata anche attraverso l’appello di circa trenta associazioni, tra cui l’ANPI, l’ARCI e la CGIL, che hanno interpretato la denuncia della premier come ‘un attacco alla libertà di pensiero’. Questa percezione è condivisa anche da figure come Donatella Di Cesare, professore alla Sapienza, e da scrittori come Roberto Saviano, quest’ultimo già coinvolto in una controversia legale con Meloni.
La ‘scorta mediatica di solidarietà’ e le reazioni del mondo culturale
Il caso ha visto formarsi una vera e propria ‘scorta mediatica di solidarietà’ a favore di Saviano, con la partecipazione di personalità come Elly Schlein, Michela Murgia e Teresa Ciabatti, dimostrando come la questione abbia assunto una risonanza significativa ben al di là delle parti immediatamente coinvolte. Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International, è solo uno degli esponenti del mondo dell’attivismo e della cultura che ha espresso preoccupazione per le potenziali implicazioni di questa vicenda sulla libertà di espressione in Italia.
Allo stesso tempo, episodi precedenti come la querela presentata da Meloni contro il giornale Domani per un articolo di ottobre 2021, hanno contribuito ad alimentare il dibattito su un presunto tentativo di limitare la critica politica da parte del governo. La decisione del quotidiano di titolare ‘Meloni manda Domani a processo. Il potere attacca la stampa libera’ dopo la conferma della querela, sottolinea le tensioni esistenti tra l’esecutivo e alcuni settori dell’informazione e della società civile.
La difesa di Canfora e le implicazioni future
La strategia difensiva di Canfora si annuncia complessa e sfidante, con riferimenti culturali che spaziano da Tocqueville alla storia del fascismo e del nazismo. La dichiarazione dello storico di non trovare offensivo essere chiamato ‘stalinista’, poiché si identifica con tale definizione, aggiunge ulteriore materiale al fuoco di un dibattito già incandescente.
La questione si complica ulteriormente con la difesa legale di Canfora affidata a Michele Laforgia, avvocato di spicco e candidato del centrosinistra a sindaco di Bari. La vicenda, quindi, oltre a sollevare questioni di principio sul diritto alla critica e sulla libertà di espressione, si inserisce in un contesto politico e sociale più ampio, sottolineando la profonda polarizzazione che attraversa l’Italia contemporanea.
La vicenda tra Giorgia Meloni e Luciano Canfora, dunque, si trasforma in uno specchio delle tensioni che attraversano il paese, offrendo spunti di riflessione non solo sulla politica italiana, ma anche sul ruolo degli intellettuali, sulla libertà di stampa e sulle sfide della convivenza democratica in un’epoca di crescente polarizzazione.