La rinascita artistica di Napoli: un viaggio tra Ottocento e modernità a Roma
Con un’inaugurazione che ha richiamato l’attenzione di critici e appassionati d’arte, le Scuderie del Quirinale a Roma si sono trasformate in un crocevia di storie, culture e visioni artistiche per ospitare la mostra “Napoli Ottocento”. Mario De Simoni, il direttore generale delle Scuderie, insieme a Sylvain Bellenger, ex direttore del museo di Capodimonte, hanno delineato un percorso espositivo che va ben oltre le consuete rappresentazioni della città partenopea, proponendo una narrazione che si estende dalla metà del Settecento fino alla soglia della prima guerra mondiale. L’iniziativa, nata nel post-pandemia, mira a riscoprire e valorizzare opere d’arte conservate nei depositi della reggia borbonica, offrendo uno sguardo più ampio e diversificato sulla produzione artistica napoletana e sul suo impatto a livello internazionale.
Il Grand Tour e la scoperta di Napoli
La mostra prende le mosse dal fenomeno del Grand Tour, con artisti provenienti da ogni angolo d’Europa attratti dagli scavi di Pompei e dal fascino unico di Napoli. Tra questi, pittori stranieri che hanno contribuito a delineare la scuola partenopea, mettendola a confronto con quella locale. Un esempio significativo è il dipinto di Jakob Philipp Hackert, che apparteneva a Goethe, e rappresenta uno dei primi approcci alla vulcanologia attraverso l’arte. Un altro capolavoro, “Un muro a Napoli” di Thomas Jones, esemplifica l’unicità del dettaglio urbano, con i suoi colori vividi e la vita quotidiana che emerge da un semplice muro di tufo.
La Scuola di Posillipo e la rivoluzione del paesaggio
Il percorso espositivo sottolinea l’importanza crescente del paesaggio nella pittura dell’epoca, con un focus particolare sulla Scuola di Posillipo. Anton Sminck van Pitloo e Giacinto Gigante si fanno portavoce di una vera e propria rivoluzione pittorica, focalizzata sull’osservazione diretta della natura e sulla tecnica della “macchia”, che permette una rappresentazione più immediata e vibrante del mondo naturale. Questa sensibilità si traduce in opere che offrono una lettura innovativa e profondamente emotiva del paesaggio, influenzando generazioni di artisti.
Un dialogo tra passato e presente
Curiosamente, la mostra non si limita a esplorare il passato ma stabilisce anche connessioni con il presente. Un esempio è l’opera di Salvatore Emblema, che insieme ad artisti come Alberto Burri e Lucio Fontana, chiude il percorso espositivo. Questa scelta evidenzia la volontà di tracciare linee di continuità tra l’Ottocento napoletano e le avanguardie del XX secolo, mostrando come l’esplorazione della materia e la sperimentazione formale siano temi ricorrenti nell’arte napoletana.
Edgar Degas e il legame con Napoli
Una sezione particolarmente significativa della mostra è dedicata a Edgar Degas, il cui legame con Napoli viene esplorato attraverso ritratti intensi e paesaggi urbani. Tra questi, spicca il ritratto di Thérèse, che, nonostante la lontananza geografica, rimane profondamente legato alla città partenopea, tanto da includere nella composizione la cupola del Gesù Nuovo. Bellenger sottolinea come Degas, pur essendo spesso etichettato come illuminista, preferisse definirsi realista, un approccio che si riflette anche nella scelta dei soggetti e nella rappresentazione dettagliata e materica delle sue opere.
In conclusione, la mostra “Napoli Ottocento” alle Scuderie del Quirinale offre ai visitatori un viaggio affascinante attraverso l’arte e la storia, presentando una Napoli cosmopolita e ricca di influenze, capace di dialogare con il passato e di ispirare il futuro. Le opere esposte, selezionate con cura e passione da Bellenger e De Simoni, rivelano una città che, attraverso la sua arte, continua a raccontare storie di bellezza, innovazione e umanità.