Separazione delle carriere per i magistrati: una riforma attesa
L’appuntamento è fissato per la settimana dopo Pasqua, quando il Consiglio dei Ministri discuterà un ‘corposo pacchetto di misure’ sulla giustizia, con particolare attenzione alla separazione delle carriere dei magistrati. Questo tema, presente nel programma di governo di Giorgia Meloni, è stato al centro delle discussioni tra l’esecutivo e le toghe, soprattutto per l’interessamento del guardasigilli Carlo Nordio. Dopo un lungo periodo di dibattiti e frenate, sembra che finalmente si stia avvicinando alla realizzazione di questa importante riforma. Le tempistiche per la separazione delle carriere appaiono più complesse di quanto si possa immaginare. Secondo le stime attuali, il processo potrebbe concludersi a maggio, proprio in vista della campagna elettorale per le elezioni europee. L’incontro tra Meloni e Nordio di lunedì ha evidenziato l’importanza strategica di questa decisione. Nonostante le divergenze tra i due siano emerse pubblicamente, l’obiettivo di separare le carriere dei magistrati potrebbe essere il collante necessario per evitare uno scontro aperto. Questa riforma è particolarmente cara al ministro Nordio, che da tempo auspica una sua proposta in merito. Recentemente, il plenum del Csm ha espresso pareri critici sulle misure del decreto attuativo della riforma Cartabia, sottolineando alcune criticità da risolvere.
Il significato della separazione delle carriere per i magistrati
Per comprendere appieno il dibattito in corso, è essenziale capire il concetto di separazione delle carriere per i magistrati e cosa comporterebbe. Attualmente, i magistrati che conducono le indagini e quelli che giudicano seguono la stessa carriera, partecipando allo stesso concorso. Tuttavia, la proposta di separazione mira a far decidere ai futuri magistrati, fin dall’inizio, se intraprendere la carriera di giudice o pubblico ministero, eliminando l’appartenenza a un unico ordine giudiziario. La riforma Cartabia del 2022 ha già compiuto un passo in questa direzione, riducendo i passaggi di funzioni da 4 a 1 e limitando i trasferimenti tra ruoli. Questo dovrebbe ridurre le richieste di transizione, consentendo solo un cambio di funzione durante la carriera entro un limite di 10 anni dalla prima assegnazione. Le opinioni sulla separazione delle carriere sono contrastanti, con alcuni che la vedono come un modo per rendere più equo il sistema giudiziario italiano, mentre altri ritengono fondamentale mantenere un percorso unico per i magistrati, come sancito dalla Costituzione. La questione, che coinvolge sia politici che magistrati, resta al centro di un acceso dibattito che evidenzia le complessità e le implicazioni di questa possibile riforma.