Impianti sciistici in crisi: neve artificiale e cambiamenti climatici
Neve e sci, aumentano impianti chiusi e neve artificiale. Le recenti nevicate hanno portato sollievo temporaneo alle montagne italiane, ma la realtà sottostante è più allarmante. L’Appennino, tradizionalmente noto per la sua bellezza ‘verde’, sta soffrendo a causa della mancanza di neve e delle condizioni climatiche mutevoli. Nonostante le precipitazioni recenti, l’alta pressione imminente promette sole e caldo, con la prospettiva che le nevicate a quote basse si sciolgano velocemente. La situazione mette in evidenza un trend preoccupante: un aumento delle temperature in quota e una diminuzione della neve rispetto al passato.
Strutture dismesse e innevamento artificiale
Crescono, secondo i dati Legambiente, anche le strutture dismesse: attualmente in Italia sono 260, con undici in più rispetto all’anno precedente. Parallelamente, aumentano gli impianti soggetti a ‘accanimento terapeutico’ da parte di Nevediversa, con investimenti pubblici nonostante la mancanza di neve. Complessivamente, sono 241 gli impianti soggetti a questo trattamento, con un aumento di 33 unità. Più della metà di essi, ovvero 123, si trovano nell’Appennino, evidenziando la critica situazione delle montagne italiane.
Finanziamenti e impatti regionali
In risposta a questa complessa situazione, il Ministero del Turismo ha stanziato 148 milioni di euro per ammodernare gli impianti di risalita e promuovere l’innevamento artificiale. Tuttavia, secondo Legambiente, ‘solo quattro milioni sono destinati alla promozione dell’ecoturismo’. Regioni come Piemonte, Emilia-Romagna e Toscana stanno facendo sforzi significativi per mantenere l’industria sciistica, nonostante l’aumento delle temperature registrato dagli enti come Arpa. Ad esempio, in Piemonte sono previsti contributi per il biennio 2023-2025 per un totale di 32.339.873 euro, mentre in Emilia-Romagna sono stati stanziati 4.067.000 euro per sostenere le imprese turistiche invernali danneggiate dalla mancanza di neve. Il report di Legambiente sottolinea la necessità di un cambiamento di rotta a livello politico e territoriale, abbandonando l’innevamento artificiale e puntando verso un turismo invernale più sostenibile. L’associazione chiede al Governo di stanziare maggiori fondi per il turismo dolce in montagna e di adottare azioni di mitigazione della crisi climatica nelle aree montane. È essenziale accompagnare i gestori degli impianti in un percorso di riconversione in linea con le strategie nazionali di adattamento ai cambiamenti climatici. La transizione verso un modello di turismo montano invernale più sostenibile è fondamentale per preservare le risorse ambientali e le comunità locali, adattandosi alle sfide imposte dai cambiamenti climatici.