Un patrimonio dell’umanità minacciato
La possibile costruzione di uno stadio da 70mila posti a soli 800 metri dal monastero cistercense del 1135 a Chiaravalle ha scatenato una forte reazione da parte della comunità locale. Fabio Songa, esponente dell’associazione Borgo di Chiaravalle, esprime preoccupazione per questa prospettiva, definendola “assurda” e un vero “paradosso”.
La petizione del comitato sandonatese “No stadio” ha raccolto numerose firme tra i residenti di Chiaravalle, mentre ben 20 associazioni hanno aderito all’appello “No allo stadio, sì alle cicogne”. Questo movimento, supportato da varie organizzazioni ambientaliste come il Wwf Sud Milano e GreenSando, mira a preservare l’identità storica e naturalistica della zona, un’eccezione nel contesto urbano milanese.
Una lotta per la conservazione
La resistenza della comunità locale e delle associazioni ambientaliste riflette la volontà di difendere un patrimonio culturale e naturalistico unico. Il monastero cistercense e i suoi dintorni rappresentano un’importante testimonianza storica e architettonica, che rischia di essere compromessa dalla costruzione di uno stadio imponente.
L’opposizione a questo progetto si fonda sull’idea di preservare non solo la bellezza architettonica del borgo di Chiaravalle, ma anche l’ecosistema circostante, che ospita una ricca biodiversità. Le immagini contrastanti tra la quiete dell’antico borgo e l’effervescenza delle partite di calcio sottolineano la necessità di trovare un equilibrio tra sviluppo urbano e tutela ambientale.