Caso Martina Rossi: due uomini condannati in affidamento in prova
Alessandro Albertoni e Luca Vanneschi, condannati nel 2021 a 3 anni per tentata violenza sessuale di gruppo contro Martina Rossi, sono stati posti in semilibertà nel 2022. Il Tribunale di sorveglianza di Firenze ha deciso di affidarli in prova ai servizi sociali, accelerando i tempi per motivi familiari. Vanneschi è stato affidato in prova a luglio, seguito da Albertoni qualche settimana fa. Entrambi sono ora sotto la supervisione di un’associazione di volontariato e devono rispettare il coprifuoco notturno. La pena sarà completata all’inizio del 2025.
La tragica morte di Martina Rossi
Martina Rossi è morta il 3 agosto 2011 precipitando dal sesto piano di un hotel a Palma di Maiorca. Le autorità spagnole archiviarono il caso come suicidio, ma familiari e conoscenti non credettero a questa versione. Martina, studentessa di Architettura, si trovava in vacanza con due amiche. La stanza da cui cadde era quella di Alessandro Albertoni e Luca Vanneschi, condannati in seguito per tentata violenza sessuale e omicidio. Secondo la Cassazione, Martina cadde nel tentativo di sottrarsi allo stupro.
Albertoni e Vanneschi si erano costituiti in carcere nel 2022 e iniziarono a scontare la pena in carcere. Tuttavia, i loro legali chiesero di mitigare la detenzione. Il giudice di sorveglianza decise l’affidamento in prova per entrambi, con Vanneschi in anticipo per motivi familiari. Ora, entrambi devono rispettare il coprifuoco notturno e completeranno la pena all’inizio del 2025.
La dinamica della tragedia e i processi successivi
Dopo una notte in discoteca, Martina salì nella camera dei due ragazzi, dove si verificò l’incidente. I testimoni raccontarono di aver sentito un urlo prima della caduta. Il padre di Martina ha dichiarato che la giovane non morì immediatamente, ma rimase a terra per 40 minuti senza ricevere soccorso. I due imputati affermano di aver cercato di evitarne il gesto estremo, ma la dinamica degli eventi è stata oggetto di controversie processuali.
Dopo la sentenza di primo grado, gli avvocati presentarono appello. L’accusa di omicidio prescrisse, concentrandosi sulla tentata violenza sessuale. La Corte d’appello di Firenze inizialmente assolse gli imputati, ma la Cassazione annullò la decisione, ordinando un nuovo appello. La Procura generale di Firenze impugnò le motivazioni, sostenendo la necessità di una revisione del caso. La battaglia legale continua con la Cassazione che dovrà emettere un nuovo verdetto.