Caduta mortale a Palma di Maiorca: scarcerati due condannati per tentato stupro
Il tribunale di sorveglianza di Firenze ha deciso di scarcerare Alessandro Albertoni e Luca Vanneschi, condannati per tentata violenza sessuale di gruppo contro Martina Rossi, la studentessa genovese deceduta in seguito a una caduta da un balcone a Palma di Maiorca.
I genitori della giovane esprimono amarezza per la decisione, sottolineando che i condannati non hanno mai chiesto scusa. La concessione dell’affidamento in prova ai servizi sociali è stata preceduta da udienze separate per i due imputati, suscitando polemiche riguardo alla mancanza di pentimento e di resipiscenza.
Franca Murialdi, madre di Martina, denuncia che la decisione del giudice rappresenta un cattivo esempio per i giovani, poiché i condannati non hanno dimostrato pentimento per quanto accaduto. Il padre, Bruno Rossi, esprime il suo sconforto e la consapevolezza che nulla potrà riportargli sua figlia. Il tragico episodio risalente al 3 agosto 2011 ha visto la morte di Martina mentre tentava di sfuggire a un presunto tentativo di stupro da parte dei due uomini, secondo quanto confermato dalla Cassazione. Inizialmente trattato come suicidio, il caso ha subito un’indagine approfondita che ha rivelato una verità diversa.
Scarcerati con affidamento ai servizi sociali: la nuova condizione dei condannati
Albertoni e Vanneschi, inizialmente detenuti, hanno ottenuto l’affidamento in prova ai servizi sociali dopo una richiesta dei loro legali per mitigare la pena. Questa decisione ha generato dibattiti sulla giustizia e sulla necessità di un reale pentimento da parte dei condannati. Entrambi dovranno rispettare precise regole durante il periodo di affidamento, tra cui l’obbligo di non uscire durante la notte. La condanna, che terminerà agli inizi del 2025, continua a sollevare interrogativi sulla correttezza della sentenza e sul messaggio trasmesso alla società riguardo alla gravità dei reati sessuali.
La polemica suscitata dal caso di Martina Rossi mette in luce le complessità e le sfide del sistema giudiziario nell’affrontare casi di violenza sessuale e nei processi di riabilitazione dei condannati. La mancanza di un chiaro pentimento da parte degli imputati solleva dubbi sulla loro effettiva presa di coscienza riguardo all’orrore del gesto commesso. L’affidamento in prova ai servizi sociali appare come una decisione controversa, evidenziando la necessità di un costante monitoraggio e di un’attenta valutazione dei rischi per la società e per le vittime coinvolte.