Dai ministri ai Vip spiati: scandalo dossier del pm anti mafia sul calcio
Il recente scandalo riguardante i dossier del pm anti mafia sul calcio ha portato alla luce una serie di pratiche discutibili e violazioni della privacy da parte di funzionari pubblici e personaggi di spicco. Secondo le indagini condotte dalla procura di Perugia, diverse delle ricerche effettuate dal finanziere Pasquale Striano sono state contestate in quanto coincidono con eventi di attualità, senza motivazioni investigative valide. Si è scoperto che tra gli oltre 800 accessi esaminati dagli inquirenti, molti di essi riguardavano membri del governo, in un momento cruciale per la formazione del nuovo esecutivo.Striano, impiegato nel Gruppo Sos della Dna, aveva la facoltà di consultare database sensibili, tra cui archivi statali come il Serpico, il Siva, lo Sdi, il Sidna, il Catasto, Infocamere e Telemaco. Le ricerche effettuate da Striano coinvolgevano ben 78 personaggi famosi, inclusi ministri e volti noti dello spettacolo, senza alcuna motivazione investigativa legittima. La procura di Perugia ha sottolineato che tali attività non solo sollevano dubbi sull’etica professionale, ma potrebbero configurare un coinvolgimento in attività illegali.
Indagini e dossier pre-investigativi: il coinvolgimento del pm Laudati
Parallelamente alle indagini su Striano, emergono altre controversie legate a presunte attività illecite sollecitate dal pm Antonio Laudati. La procura di Perugia ha evidenziato quattro casi in cui i database sono stati consultati in modo abusivo per la creazione di “dossier pre-investigativi”. Uno di questi dossier riguarda il presidente della Figc, Gabriele Gravina, su cui Laudati avrebbe ottenuto informazioni tramite fonti non ufficiali, come risulta dall’inchiesta condotta dalla procura di Salerno.Un’altra indagine sollecitata da Laudati coinvolge ricerche effettuate da Striano su una società interessata all’acquisto di un convento a Santa Severa, sul litorale romano. Questo caso ha destato sospetti sulla possibile presenza di interessi mafiosi nell’operazione immobiliare. Tuttavia, secondo la procura di Perugia, dietro a queste indagini si potrebbe celare un interesse personale di Laudati, proprietario di un immobile nella stessa zona, che avrebbe voluto evitare eventuali sviluppi edilizi sgraditi vicino alla propria abitazione.