Nada Cella, il giallo senza fine: l’ex insegnante Cecere prosciolta
Nada Cella, giovane donna uccisa nel lontano 1996, continua a rappresentare un enigma irrisolvibile. Dopo quasi 28 anni, l’ex insegnante Annalucia Cecere è stata prosciolta dall’accusa di omicidio aggravato, lasciando il caso ancora aperto e senza colpevoli certi. La decisione del giudice Angela Maria Nutini ha stabilito il “non luogo a procedere” per Cecere, sostenendo che le prove raccolte non siano sufficienti per condannarla.
Le accuse e la difesa: indizi labili e testimonianze contrastanti
Secondo la pubblica ministero Gabriella Dotto, Cecere avrebbe ucciso Nada per gelosia e invidia, desiderando il suo ruolo nello studio di commercialisti dove entrambe lavoravano. Tuttavia, la difesa ha sempre respinto queste accuse, sostenendo che gli indizi presentati siano labili e non sufficienti a dimostrare la colpevolezza. Annalucia Cecere, che non si è mai sottoposta a interrogatori, ha sempre affermato di essere stata al lavoro in uno studio dentistico la mattina del delitto.
La decisione del giudice, che si basa sulla legge Cartabia, solleva dubbi sulla solidità dell’impianto accusatorio e sulla coerenza delle prove presentate. Nonostante il proscioglimento di Cecere e di altri indagati, tra cui il titolare dello studio e la madre di Nada, la famiglia della vittima e la difesa si preparano a ulteriori sviluppi, considerando la possibilità di ricorsi da parte della Procura di Genova.
Reazioni e aspettative: la famiglia della vittima e la difesa
In tribunale a Genova, l’atmosfera era tesa mentre si attendeva la decisione del giudice. La madre e la sorella di Nada Cella erano presenti insieme ad altri familiari, visibilmente colpiti dall’esito dell’udienza. Mentre la famiglia preferisce non commentare direttamente, l’avvocata Sabrina Franzone esprime il dispiacere per l’assenza di un processo che avrebbe potuto approfondire ulteriormente la vicenda.
Dall’altra parte, i legali della difesa accolgono con soddisfazione la decisione del giudice, sottolineando la debolezza degli indizi presentati dall’accusa. Gli avvocati di Cecere e del titolare dello studio evidenziano la mancanza di prove concrete e la fragilità dell’impianto accusatorio, auspicando che la decisione del giudice possa porre fine a un’inchiesta che sembra affondare in una serie di indizi contraddittori e non esaustivi.