La Chimica nel Vino: Dibattito Infiammato e Passione Italiana
Il dibattito scaturito dalle recenti puntate della trasmissione “Report” su Rai3 ha acceso gli animi nel mondo vitivinicolo italiano. Le accuse mosse verso l’utilizzo di pratiche enologiche industriali, in particolare l’impiego di lieviti selezionati, hanno sollevato una questione di non poco conto: si sta forse assistendo a una standardizzazione del vino italiano, o è una falsa percezione? Il programma ha delineato una netta divisione tra piccoli produttori, paladini del vino naturale, e grandi imprese, accusate di praticare un’eccessiva chimicizzazione del prodotto.
Secondo Riccardo Cotarella, presidente di Assoenologi, i lieviti selezionati non sono sinonimo di artificialità, ma strumenti per “tirare fuori profumi e caratteristiche già insite nell’uva”. Lamberto Frescobaldi, presidente dell’Unione italiana vini, pone l’accento sulla varietà e l’unicità del panorama vinicolo italiano, esaltando l’identità e la diversità dei vini prodotti nel nostro Paese.
La Produzione Vitivinicola Italiana: Orgoglio Nazionale e Innovazione
L’Italia è leader mondiale nella produzione di vino, con un settore che conta oltre 200 milioni di ettolitri all’anno, 540 varietà di uva e un export che vale 7,5 miliardi di euro. Il settore vitivinicolo rappresenta un orgoglio nazionale, spesso minato da controversie e frodi. Le aziende italiane si distinguono per la loro capacità di unire tradizione e innovazione nel rispetto del consumatore e dell’ambiente.
Le recenti puntate di Report hanno però scosso il settore, evidenziando casi di frode e di sofisticazione del vino, e mettendo in cattiva luce l’uso dei lieviti selezionati. Quest’ultimi, però, sono stati difesi dai professionisti del settore come strumenti per valorizzare i profumi e le caratteristiche dell’uva, piuttosto che per appiattire il gusto del vino.
La Risposta del Settore: Passione e Innovazione
Il settore vitivinicolo ha reagito con fermezza e passione. Gabriele Gorelli, Master of Wine italiano, rimarca che il servizio televisivo ha trascurato di fare chiarezza su aspetti fondamentali, veicolando un messaggio distorto e polarizzante. Ha inoltre sottolineato la crisi dei prodotti enologici biotech e la necessità di un approccio più scientifico e misurabile.
Frescobaldi, pur riconoscendo l’esistenza di abusi, sottolinea l’impegno del settore nell’innovazione, nella valorizzazione del territorio e nel rispetto della sostenibilità. Egli inoltre difende l’importanza delle grandi aziende nel promuovere il made in Italy all’estero.
Enologia tra Tradizione e Biodiversità
Il dibattito si estende anche alla pratica della biodinamica, con vini prodotti secondo metodi che escludono prodotti chimici e promuovono la biodiversità. Elisabetta Foradori, consigliera Demeter Italia, e Enrico Rivetto, viticoltore a Serralunga d’Alba, sono solo alcuni tra i molti esponenti del settore che credono fermamente nella biodinamica come via per esaltare la qualità e l’espressione del terroir.
I vini biodinamici, talvolta sottovalutati per via di pregiudizi sugli odori sgradevoli, sono difesi da Rivetto il quale afferma che la qualità dipende dalla competenza del produttore e che la biodinamicità contribuisce alla complessità del vino.
L’Inclusività del Vino: Un Patrimonio da Preservare
La questione sollevata da Report rappresenta uno spaccato di un dibattito più ampio che tocca le corde della tradizione, dell’innovazione e della sostenibilità. La passione e la dedizione che caratterizzano il mondo del vino in Italia sono alla base di una produzione di qualità che rispetta i gusti e le esigenze di un mercato sempre più attento e consapevole.
La tendenza verso i vini naturali si inserisce in un contesto globale sempre più focalizzato sul benessere e il rispetto per l’ambiente. In Italia, questo si traduce in un incremento delle aziende che scelgono pratiche biodinamiche, con un’attenzione particolare alla vitalità del terreno e alla diversità biologica.
La pluralità e la complessità del panorama enologico italiano non possono essere ridotte a una semplice contrapposizione tra produzione artigianale e industriale. La sfida per il futuro sarà quella di mantenere vivo il dialogo tra diversi modelli di produzione, valorizzando le specificità di ogni realtà e promuovendo un’immagine del vino italiano che sia fedele alla sua ricchezza e alla sua variegata natura.
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