Le sfide del liberalismo e dei diritti umani in Russia post-Navalny
Nel contesto politico attuale della Russia post-Navalny, il liberalismo, il secolarismo, il pacifismo, l’omosessualità e il femminismo sono diventati bersagli di leggi restrittive e campagne persecutorie. Questi valori, una volta difesi da Alexei Navalny e dalla sua opposizione, si trovano ora sotto attacco in un paese che si sta spostando verso un sistema sempre più autoritario. Secondo Marta Allevato, giornalista ed ex corrispondente a Mosca, la Russia sta vivendo una fase in cui l’opposizione interna viene soffocata per impedire qualsiasi forma di dissenso, mentre la figura di Navalny continua a esercitare un impatto significativo su diverse fasce della società russa.
Il lascito di Navalny è tangibile non solo nelle grandi città, ma anche nelle zone più remote della Russia, dove le sue idee hanno trovato terreno fertile. La lotta per i diritti umani e la democrazia, portata avanti dall’opposizione a Navalny, rappresenta una sfida aperta al crescente autoritarismo del Cremlino. Le restrizioni imposte al pensiero critico e alle organizzazioni non governative riflettono un clima politico sempre più chiuso e repressivo, minando la libertà di espressione e di associazione in un paese che sembra allontanarsi dagli standard democratici.
Proteste a Mitrovica Nord contro la regolamentazione finanziaria nel Kosovo
L’ultimo episodio delle tensioni nei Balcani vede centinaia di persone di etnia serba scendere in piazza a Mitrovica Nord, nel Kosovo settentrionale, per protestare contro una nuova regolamentazione che limita l’uso del dinaro serbo. Queste restrizioni, in vigore dal 1° febbraio, vietano l’utilizzo di qualsiasi valuta diversa dall’euro per le transazioni locali, generando malcontento tra la popolazione serba della regione. Nonostante il Kosovo non faccia parte dell’Unione Europea né della zona euro, l’euro è stato unificato come valuta ufficiale nel 2002 per favorire la stabilità economica e ridurre i costi delle transazioni.
In un contesto di crescente tensione, la Serbia ha ricevuto una nuova fornitura di armi dalla Russia, sfidando le sanzioni internazionali e rafforzando i legami con Mosca. Nonostante le pressioni dell’Unione Europea e degli Stati Uniti, la Serbia si conferma come l’unico paese europeo a stringere accordi di cooperazione militare con la Russia, alimentando le preoccupazioni per la stabilità regionale. L’analisi di Stefano Giantin, giornalista esperto dei Balcani, e di Francesco Ronchi, funzionario europeo e studioso della regione, evidenzia le complessità geopolitiche che caratterizzano i rapporti tra i paesi balcanici e le potenze esterne.