No della Cassazione all’analisi dei reperti nel caso Yara Gambirasio
La Corte di Cassazione ha emesso un netto rifiuto riguardo all’istanza presentata dai legali di Massimo Bossetti per l’analisi dei reperti nel caso Yara Gambirasio, stabilendo che l’istanza stessa fosse inammissibile. Dopo quasi dieci anni dall’arresto del muratore e a 14 anni dal delitto, i legali di Bossetti speravano di poter analizzare da vicino alcuni degli elementi chiave del processo, tra cui i leggings e lo slip da cui fu tratta la traccia biologica 31 G20, inizialmente attribuita a Ignoto 1 e che portò all’arresto di Bossetti. Tuttavia, la Cassazione ha limitato l’attività difensiva a una mera ricognizione dei reperti, escludendo qualsiasi possibilità di ulteriori analisi scientifiche.
Una decisione contestata e una reazione infuocata
L’udienza programmata per il 20 novembre scorso, durante la quale i legali di Bossetti avrebbero potuto visionare i reperti, è stata annullata a causa di un ricorso straordinario presentato dagli avvocati Claudio Salvagni e Paolo Camporini. Questi ultimi contestavano il fatto che la Cassazione non avesse considerato il permesso iniziale per l’esame dei reperti, affermando che l’autorizzazione riguardava solo la ricognizione dei corpi del reato, escludendo ogni forma di prelievo o analisi ulteriori. L’avvocato Salvagni ha reagito con veemenza alla decisione, esprimendo la propria incredulità e dubitando dell’esistenza stessa della giustizia. Ha sottolineato che, nonostante le opinioni contrastanti sulla colpevolezza di Bossetti, nei reperti potrebbe celarsi la chiave dell’innocenza del suo assistito.
Le parole della Cassazione, che nel 2018 aveva confermato l’ergastolo per Bossetti, ribadiscono la piena coincidenza tra il profilo genetico di Ignoto 1 e le tracce biologiche trovate sulla vittima. Queste analisi, condotte da diversi laboratori, sono state considerate prove inconfutabili a carico dell’imputato. Nonostante ciò, i legali di Bossetti continuano a sostenere la necessità di esaminare i reperti in modo più approfondito, convinti che in essi si nasconda la chiave per dimostrare l’innocenza del muratore. La decisione della Cassazione è stata definita “ineccezionale dal punto di vista del diritto e del buon senso” da uno degli avvocati della famiglia di Yara Gambirasio, Enrico Pelillo.