Rigopiano: Le nuove condanne emesse in appello
La Corte d’Appello dell’Aquila ha emesso il verdetto per la tragedia di Rigopiano, avvenuta nel gennaio del 2017, confermando otto condanne e 22 assoluzioni. Questo evento ha causato la morte di 29 persone nell’hotel travolto da una valanga. Tra le condanne confermate si trovano quelle per il sindaco di Farindola, Ilario Lacchetta, a 2 anni e 8 mesi di reclusione, e per il dirigente del settore viabilità della Provincia di Pescara, Paolo D’Incecco, insieme al responsabile del servizio viabilità dell’ente, Mauro Di Blasio, entrambi condannati a 3 anni e 4 mesi di reclusione.
Altri individui coinvolti sono l’ex gestore dell’albergo della Gran Sasso Resort & SPA, Bruno Di Tommaso, e Giuseppe Gatto, redattore della relazione tecnica per l’intervento sulle tettoie e verande dell’hotel, ai quali è stata inflitta una pena di sei mesi di reclusione ciascuno. Inoltre, l’ex prefetto di Pescara, Francesco Provolo, dovrà scontare una pena di un anno e otto mesi per falso e omissioni di atti d’ufficio, insieme a Leonardo Bianco, ex capo di gabinetto della Prefettura, e Enrico Colangeli, tecnico comunale di Farindola, entrambi condannati in questa fase d’appello.
Reazioni e commenti dei familiari delle vittime
Diverse reazioni hanno seguito l’annuncio del verdetto. Egidio Bonifazi, padre di Emanuele, 31enne addetto alla reception dell’hotel Rigopiano, ha dichiarato: “Tutte le allerte valanga sono state ignorate. Con questa sentenza muore la prevenzione in Italia. Che la facciamo a fare?”. Esprime così la delusione e l’amarezza per quello che percepisce come un mancato riconoscimento della giustizia. Da parte sua, Alessio Feniello, padre di Stefano, il giovane di 28 anni morto nell’incidente, ha commentato: “Ci aspettavamo di più. La condanna della Regione e della Provincia. Non penso che sia una cosa normale tirare dentro un tecnico comunale e l’ex prefetto per depistaggio.”
Alessio Feniello ha espresso il desiderio di una maggiore responsabilizzazione e punizione per coloro che reputa essere i veri colpevoli dell’accaduto. Le dichiarazioni dei familiari delle vittime riflettono il dolore e la frustrazione legati alla gestione dell’emergenza a Rigopiano e alla ricerca di giustizia per i propri cari. La sentenza emessa in appello ha dunque suscitato sentimenti contrastanti e sollevato interrogativi sulla responsabilità e sulla giustizia nel trattamento di eventi così tragici.