Crisi Ilva: Soci in Colpa
La crisi dell’Ilva viene attribuita principalmente ai soci dell’azienda, con un’assenza totale di manutenzione e strategia industriale. Secondo quanto emerso durante l’audizione al Senato, i problemi principali riguardano i soldi, il numero eccessivo di dipendenti e l’incapacità dei soci di giungere a un accordo per l’acquisto degli impianti. Senza la proprietà degli impianti, l’azienda risulta non bancabile e impossibilitata ad approvare il bilancio 2023, minacciando la sua stessa continuità aziendale. Il decreto governativo, a detta dei responsabili, ostacola la risoluzione della crisi attraverso una composizione negoziata.
Morselli e la Versione Ufficiale
Lucia Morselli, la manager che gestisce l’ex Ilva di Taranto attraverso la società Acciaierie d’Italia (AdI), sembra incolpare principalmente i conflitti tra soci, il governo e le dinamiche globali per la situazione attuale. Durante l’audizione al Senato, sono emersi dettagli che puntano il dito verso un debito di 3,1 miliardi considerato ‘infragruppo’. Morselli ha minimizzato l’impatto di questo debito sostenendo che solo il 18% di esso è scaduto e che l’azienda continua a essere operativa, producendo e pagando regolarmente gli stipendi. Nonostante le accuse di disimpegno da parte del socio privato Arcelor Mittal, Morselli respinge l’idea che vi sia una strategia per depotenziare il sito tarantino, sottolineando che l’azienda resta forte nonostante le sfide.
Urso: Cambiare Rotte e Equipaggio
L’audizione ha svelato una profonda frattura tra le parti coinvolte nella crisi dell’Ilva, tanto che il ministro delle Imprese, Adolfo Urso, ha sottolineato la necessità di un cambio di rotta e di equipaggio. Con ArcelorMittal che ha comunicato di non avere intenzione di investire ulteriormente nell’azienda, il governo si è mosso convocando i sindacati per affrontare la questione. Nonostante l’amministrazione straordinaria rimanga un’opzione sul tavolo, convincere un nuovo investitore privato ad entrare in gioco si prospetta altrettanto difficile. Urso ha escluso l’ipotesi di un intervento statale in Acciaierie d’Italia al posto di Mittal, evidenziando la complessità della situazione e la necessità di trovare soluzioni rapide ed efficaci.