Colmare il vuoto legislativo sul fine vita
Fine vita: un tema complesso che richiede una regolamentazione chiara e definita. Mentre la fecondazione assistita è stata disciplinata da una legge del 2004, il suicidio assistito rimane in un limbo normativo, lasciando spazio a interpretazioni e decisioni frammentate. La mancanza di una regolamentazione nazionale ha spinto alcune regioni, come l’Emilia Romagna, a intervenire per cercare di colmare questo vuoto legislativo.
Aspetti etici e religiosi:
Il dibattito sul fine vita è intriso di complessità etiche e religiose che rendono difficile per le forze politiche giungere a un accordo legislativo unanime. Il suicidio assistito, attualmente non regolamentato a livello nazionale, porta cittadini italiani a compiere atti simili all’estero, in particolare in Svizzera. Questa situazione ha generato ricorsi ai Tribunali e pronunciamenti della Corte costituzionale, che ha escluso l’incriminazione per l’aiuto al suicidio in determinati contesti di sofferenza insopportabile.
Urge un intervento legislativo a livello nazionale
Necessità di regolamentazione: È imprescindibile che il Parlamento intervenga per definire con chiarezza e precisione i casi in cui è ammesso il ricorso al suicidio assistito. La Corte costituzionale ha già tracciato alcune linee guida, spettando ora al legislatore codificarle in una legge che preveda anche la creazione di strutture sanitarie specializzate per assistere chi fa questa scelta.
Esperienze internazionali: Guardando all’estero, si possono trovare modelli regolatori che distinguono tra eutanasia attiva e passiva, e che prevedono strumenti come il testamento biologico per esprimere la propria volontà in merito alle cure mediche. È fondamentale anche garantire il diritto all’obiezione di coscienza per i medici che potrebbero rifiutarsi di praticare la eutanasia.
Un processo condiviso: La questione del fine vita richiede una riflessione approfondita e rispettosa delle diverse sensibilità presenti nella società. La legge che regolerà il suicidio assistito deve essere il frutto di un dialogo inclusivo e trasversale, superando le divisioni politiche e garantendo una visione condivisa della sua funzione e dei suoi limiti. Altrimenti, il rischio è che il vuoto normativo continui a essere colmato da decisioni giudiziarie, mettendo a rischio la separazione dei poteri e la responsabilità politica.