Nicola Gratteri: la lotta contro l’ndrangheta e il peso della scorta
Il magistrato Nicola Gratteri si è recentemente confidato durante un’intervista a La Confessione di Peter Gomez, svelando dettagli intimi della sua vita sotto scorta e dei continui tentativi di attacco da parte dell’ndrangheta. Gratteri ha descritto la sua quotidianità segnata dall’assenza di privacy, dal dormire in caserma e dal vivere in una sorta di bunker personale. I suoi racconti hanno evidenziato la costante minaccia che aleggia su di lui e sulla sua famiglia, con tentativi di attentati mirati non solo a lui come magistrato, ma anche ai suoi cari.
Gratteri ha rivelato un momento critico del passato in cui l’ndrangheta aveva pianificato di uccidere suo figlio maggiore tramite un incidente stradale orchestrato. “Avevano deciso dal carcere di Reggio Calabria di farlo mettere sotto con un Suv mentre lui era in moto”, ha dichiarato il magistrato. Fortunatamente, entrambi i tentativi di attentato sono stati sventati, ma i suoi figli sono stati costretti a vivere sotto scorta, generando tensione e preoccupazione all’interno della famiglia.
Il processo Rinascita Scott: tra successi e critiche
Gratteri ha affrontato le critiche e gli attacchi mediatici legati al processo Rinascita Scott, che ha portato a numerose condanne nel primo grado di giudizio. Nonostante i risultati ottenuti, l’accusa persiste nel sostenere che le reti lanciate dal magistrato alla fine permettano ai colpevoli di sfuggire alla giustizia. La stampa ha parlato di “flop” e “fallimenti”, ma Gratteri ha difeso il suo operato e ha sottolineato la sua vittoria in una causa contro giornali che diffondevano notizie false su di lui.
Il magistrato ha evidenziato l’importanza del processo Rinascita Scott, tenutosi in una nuova aula bunker a Catanzaro, che ha attirato l’attenzione mediatica a livello internazionale. Gratteri ha sottolineato la complessità del processo e la sua capacità di penetrare nel mondo oscuro della criminalità organizzata, mettendo in luce il coinvolgimento di professionisti che favoriscono le attività illegali delle mafie.
Le intercettazioni: strumento fondamentale nella lotta alla mafia
Gratteri ha commentato l’affermazione del ministro della Giustizia Carlo Nordio riguardo alla presunta inesistenza di intercettazioni telefoniche tra i mafiosi. Il magistrato ha respinto categoricamente questa opinione, evidenziando come le intercettazioni siano un’importante fonte di prove nelle inchieste sulla criminalità organizzata. Ha citato il caso di Matteo Messina Denaro, catturato proprio grazie alle intercettazioni telefoniche.
Inoltre, Gratteri ha sottolineato l’efficacia delle intercettazioni nel contrasto alla mafia, evidenziando un caso a Napoli in cui, nonostante i costi sostenuti, si è riusciti a recuperare beni per milioni di euro. Il magistrato ha respinto l’idea che le intercettazioni siano un costo eccessivo, dimostrando come siano uno strumento fondamentale per contrastare le attività illecite e per perseguire i criminali coinvolti.